19-12-2019
di Matteo Medaglia e Riccardo Zannoni, Accenture
di Matteo Medaglia e Riccardo Zannoni, Accenture
1,3 miliardi di euro è la cifra prevista di spesa solamente in Italia nei quattro giorni che comprendono il Black Friday (https://cdn.in.accenture.com/prod/wp-content/uploads/sites/108/2018/02/26093619/26.111.pdf).
Numeri come questi dimostrano come la domanda dei consumatori si concentri sempre più in concomitanza di eventi, promozioni o lancio di nuovi prodotti, creando picchi difficilmente gestibili dai retailers e i loro partner logistici. Allo stesso tempo, crescono le aspettative dei consumatori: consegne sempre più veloci, economiche e con un servizio personalizzato sono oramai la prassi di mercato.
Se a questi due trend si aggiunge il predominio dei “pure player” e-commerce, appare chiaro come i professionisti della Supply Chain siano alla ricerca di soluzioni innovative per rispondere a questa sfida, che si prevede nel futuro diventerà ancora più cruciale.
Si stanno allora sperimentando in logistica sempre più strategie non tradizionali che prevedono nuove logiche che fanno leva sulla collaborazione con start up per continuare ad offrire un servizio competitivo al cliente finale e riuscire a gestire le enormi fluttuazioni che sono oramai tipiche di tutti i settori.
Un esempio d’innovazione è certamente quello del Crowdsourced Logistics.
Numeri come questi dimostrano come la domanda dei consumatori si concentri sempre più in concomitanza di eventi, promozioni o lancio di nuovi prodotti, creando picchi difficilmente gestibili dai retailers e i loro partner logistici. Allo stesso tempo, crescono le aspettative dei consumatori: consegne sempre più veloci, economiche e con un servizio personalizzato sono oramai la prassi di mercato.
Se a questi due trend si aggiunge il predominio dei “pure player” e-commerce, appare chiaro come i professionisti della Supply Chain siano alla ricerca di soluzioni innovative per rispondere a questa sfida, che si prevede nel futuro diventerà ancora più cruciale.
Si stanno allora sperimentando in logistica sempre più strategie non tradizionali che prevedono nuove logiche che fanno leva sulla collaborazione con start up per continuare ad offrire un servizio competitivo al cliente finale e riuscire a gestire le enormi fluttuazioni che sono oramai tipiche di tutti i settori.
Un esempio d’innovazione è certamente quello del Crowdsourced Logistics.
Crowdsourced Logistics
Per Crowdsourced Logistics si intende comunemente un nuovo modello di fullfilment che sfrutta le reti e le capacità distribuite di operatori logistici e corrieri locali – professionisti e non – per la gestione di tutte le attività operative, dallo stoccaggio alla preparazione degli ordini fino alla consegna al cliente finale. Questa strategia innovativa si basa sull’utilizzo di piattaforme digitali di crowdsourcing, esistenti già da tempo ma che sono tornate in voga recentemente.
Internet e lo sviluppo digitale hanno giocato senza dubbio un ruolo fondamentale nel suo sviluppo e diffusione, dato che tutte attività connesse al crowdsourcing (invio della richiesta/necessità, interazioni con i crowdsourcees, il controllo e monitoraggio etc.) possono essere oggi facilmente gestite tramite semplici app e mobile devices, cosa invece assai più complessa in passato.
Il processo di ottenere servizi, risorse, idee o informazioni da un sistema che si fonda sull’interazione con un gruppo sempre più ampio di attori promette incredibili opportunità sia in interni di innovazione sia di risparmi economici. Alla base, vi è un modello operativo che si basa sul concetto della “Liquid Workforce”, ossia una nuova forza lavoro caratterizzata dalla combinazione di risorse tradizionali e di collaboratori esterni fruibili secondo le esigenze del momento. Quest’ultima risulta particolarmente interessante se applicata al contesto della supply chain, che per sua natura resta ancora molto “Human intense”.
Attraverso applicazioni e piattaforme dedicate si crea quindi una connessione tra la domanda e l’offerta di determinate risorse logistiche. In questo modo nascono nuovi servizi e quelli esistenti possono essere ottimizzati in termini di volumi, velocità e flessibilità.
Crowdsourced Logistics: applicazioni
Ad oggi nella logistica si possono distinguere tre principali applicazioni del concetto di crowdsourcing: il crowd-delivery, il crowd-shipping e il crowd-storage.
Il crowd-delivery riguarda tipicamente la consegna al cliente finale ed è l’applicazione che ha avuto sicuramente un maggior sviluppo ed una maggiore sperimentazione. Questo perché la consegna dell’ultimo miglio rappresenta da sempre la parte più inefficiente e costosa del processo di fullfilment e di conseguenza ha spinto le aziende a cercare soluzione alternative. La consegna di pasti (“food delivery”) è l’applicazione più comune e diffusa in Italia, ma i retailer stanno applicando questo modello anche alle consegne nel grocery o per la vendita al dettaglio tradizionale. Il fattore comune che unisce queste iniziative è la ricerca di una riduzione dei costi e della massimizzazione dell’efficienza, cercando di offrire un servizio sempre più personalizzato al consumatore finale.
Sul mercato italiano ed internazionale esistono molteplici start up che stanno innovando la gestione dell’ultimo miglio cercando di renderla profittevole. Questo pone nuove sfide ai retailer tradizionali, che si trovano a dover collaborare con queste realtà innovative cercando di integrarsi in maniera sostenibile.
Un caso di successo di come costruire e sviluppare una rete di realtà partners è quello di Walmart che da anni ha creato una vera e propria rete di start up con cui collabora e interagisce. Questo ha permesso al colosso americano di testare diverse soluzioni ed innovazioni nella gestione del last mile delivery e ad oggi collabora con Postmates, DoorDash, Point Pickup e Instacart solo per citarne alcune.
Oltre alla gestione dell’ultimo miglio, il crowdsourcing, trova applicazione nella movimentazione delle merci su lunga distanza. Questo fenomeno è chiamato crowd-shipping e si prefigge lo scopo di abbattere i costi esternalizzando, a privati, il ritiro e la consegna degli ordini. Le modalità con cui può essere svolta questa operazione sono principalmente due. Nella prima, è previsto l’utilizzo di una determinata piattaforma per individuare chi è disponibile per la commessa trasportando il carico. La seconda modalità prevede di individuare un conducente con un determinato veicolo che abbia spazio sufficiente e caratteristiche adeguate ad effettuare il trasporto. Da un lato il conducente ottimizza lo spazio vuoto nel suo veicolo ottenendo un compenso e dall’altro l’ordinante paga un prezzo ridotto per la spedizione.
Le opportunità di sviluppo in questo settore sono rilevanti: il mercato europeo è il terzo al mondo dopo Cina e USA e secondo le stime di Uber, il 21% della distanza coperta dagli autotrasportatori in Europa è percorsa senza nessun carico a bordo (https://www.punto-informatico.it/uber-freight-europa-autotrasportatori/). Questo ha impatti significativi sia dal punto di vista dell’efficienza complessiva in termini di costi, numero di mezzi movimentati sia dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Sicuramente deve essere preso in considerazione il fattore tempo: talvolta, per sottoscrivere un contratto necessario a prendere in gestione il trasporto di un carico possono passare giorni o settimane. È chiaro allora come alcune inefficienze siano strutturali al sistema stesso.
Da queste inefficienze però sono nati nuovi modelli di business basati sul crowdsourcing che si propongono di ottimizzare le tratte, ridurre i costi di spedizione ed aumentare gli profitti per i conducenti, il tutto con un occhio di riguardo agli impatti ambientali.
A prova di tutto ciò, Uber Freight è entrata recentemente nel mercato europeo, posizionandosi come una piattaforma centrale per mettere in contatto gli autotrasportatori disponibili e chi necessita di una spedizione. Questo è reso possibile da un contatto diretto tra le controparti tramite una app che velocizza e semplifica un processo, che come è stato detto in precedenza, rischia di essere complesso e burocratico.
In aggiunta, le piattaforme di crowd-shipping stanno diventando sempre più flessibili andando incontro alle eventuali problematiche relative all’integrazione con i sistemi aziendali già in essere: integrazione con i TMS (Transportation Management System), Track & Trace in tempo reale, una gestione automatica dei pagamenti e l’introduzione di un’assicurazione dedicata sono ormai elementi offerti dalle principali soluzioni di crowd-shipping.
Oltre ai servizi di trasporto anche quelli di stoccaggio e gestione della merce possono essere esternalizzati in forma di crowdsourcing, definito come crowd-storage. Le aziende possono aumentare la loro capacità di stoccaggio affittando in modo flessibile risorse e spazi di privati come magazzini, garage etc.
Questo fenomeno si sta sviluppando prevalentemente in Europa; un esempio è Flexe, il sistema che consente a chiunque abbia una capacità di magazzino temporanea di monetizzarla affittando il proprio spazio. Le aziende possono così utilizzare degli spazi anche per brevi periodi senza dover sottoscrivere contratti di locazione con vincoli di lungo termine.
Elemento chiave è l’enorme flessibilità che una soluzione come questa offre e la possibilità di trovare spazi disponibili in zone diversamente non raggiungibili, modulando quindi capacità e costi in funzione dell’effettiva necessità.
I vantaggi potenziali e le nuove sfide
Le soluzioni di Crowdsourced Logistics, in sintesi, permettono di generare risparmi economici e aumenti di produttività derivanti dalla riduzione, per esempio, del personale, dei mezzi o dello spazio utilizzato. Sebbene già questi elementi potrebbero bastare per giustificare l’adozione di modelli operativi incentrati sul crowdsourcing, il vero valore aggiunto di questa innovazione è l’ampia flessibilità che offre.
Il fattore flessibilità è sempre più importante per le aziende che necessitano di sviluppare modelli di supply chain agili in grado di gestire le continue fluttuazioni e volatilità della propria domanda anche sul breve e brevissimo periodo. È quindi in questo contesto che un modello operativo strategicamente incentrato sul crowdsourcing può fare la differenza.
Infatti, se si confronta la spedizione di ordini preparati da un numero di risorse fisse, spediti da una flotta di mezzi costante e stoccati in magazzini spesso mal dimensionati, con l’utilizzo di risorse “liquide” in termini di preparazione, spedizione e stoccaggio, è chiaro come un modello di crowdsourcing risulti vincente. Le aziende che sfruttano le potenzialità del crowdsourcing possono realmente soddisfare la dinamicità della domanda di ordini da consegnare con un’offerta di risorse ora non più legata a vecchi paradigmi ma flessibile, agile e che è in grado di essere modulata in base alle esigenze.
In aggiunta a questi benefici, un modello di Crowdlogistics permette anche alle aziende di crescere in mercati/aree di possibile interesse, un aspetto sempre più cruciale in molti contesti in cui gli eccessivi costi logistici possono precludere la crescita societaria in nuovi mercati, andando a capitalizzare la crescita per esempio sempre maggiore dell’eCommerce.
Da ultimo ma sicuramente non per importanza, è il notevole aumento del livello di servizio per il cliente finale. Infatti, sfruttando un modello di crowdsourcing, è possibile offrire al cliente un numero maggiori di opportunità in termini di orari di consegna, di costi e di servizi connessi, che spesso non sono possibili tramite i tradizionali corrieri.
Infine, occorre evidenziare che una crowdsourced logistics porta con sé anche nuove sfide che le aziende devono riuscire a gestire. Innanzitutto, non in tutti i casi l’utilizzo di corrieri o operatori in crowdsourcing rappresenta la soluzione economicamente più vantaggiosa e questo comporta un utilizzo intelligente tra corrieri tradizionali e in crowdsourcing.
Come in tutti i contesti di “liquid force”, inoltre si incorre con più frequenza in problematiche relative alla forza lavoro, in particolare per quanto riguarda i livelli di servizio standard, i tassi di fidelizzazione e un’eventuale carenza in certe aree geografiche. Sebbene esistano tecnologie adatte al monitoraggio degli operatori, sicuramente risulta più complesso il controllo e il mantenimento di adeguali livelli di servizio, tematica sicuramente rilevante dato l’elevato contesto competitivo.
Quanto evidenziato trova conferma in una rilevazione delle esperienze sul campo. Infatti, ad oggi le più consolidate esperienze rientrano nella consegna di pasti, mentre in altri ambiti si è in una fase più embrionale che richiederà maggior tempo per raggiungere una maturità sia tecnologica che operativa.
Prospettive future
Fin qui abbiamo considerato nuove soluzioni di Crowdlogistics incentrate su nuovi partners/start up logistiche ma nel futuro non è impensabile allargare i potenziali partner ad attori come i consumatori finali stessi. Infatti, i consumatori potrebbero diventare elementi “attivi” nei nuovi modelli di fullfilment, interagendo con i vari processi della supply chain al fine di creare valore per sé stessi, per l’azienda e per altri consumatori.
Ad esempio, è possibile ipotizzare nuovi modelli in cui ai consumatori a fronte di buoni sconto o di un incentivo vengano assegnate vere e proprie missioni di picking in store, consegna finale o gestione dei resi, tematica che sta diventando sempre più cruciale e complessa per i retailers.
Allo stesso tempo, la diffusione sempre maggiore di star-up di Crowdlogistics e l’adozione di nuovi modelli di fullfilment spingeranno sicuramente gli operatori logistici tradizionali a cercare nuove soluzioni per rispondere a queste nuove offerte. A differenza delle start up emergenti, i player tradizionali hanno il vantaggio di poter sfruttare i loro asset logistici, andando a combinare un numero sempre maggiore di servizi, mantenendo elevati livelli di flessibilità e affidabilità.
Conclusioni
L’utilizzo di modelli di business basati sulla liquid worforce e sul crowdsourcing potrà essere uno dei principali vantaggi competitivi sui cui le aziende potranno far leva per differenziarsi ed aumentare la loro customer engagement.
I benefici potenziali di una Crowdsourced Logistics non giustificano ancora la necessità di sostituire gli attuali operatori o terze parti logistiche con players interamente crowdsourced. È però certo il fatto che il fenomeno del crowdsourcing applicato nella supply chain non è più trascurabile. Dall’esperienza Accenture, nel breve periodo sarà chiave quindi riuscire a ripensare ai processi di innovazione, andando a integrare modelli di fullfilment più tradizionali con quelli più innovativi, cercando di coniugare i vantaggi offerti dai player tradizionali con la flessibilità promessa dalle start up emergenti.
Per Crowdsourced Logistics si intende comunemente un nuovo modello di fullfilment che sfrutta le reti e le capacità distribuite di operatori logistici e corrieri locali – professionisti e non – per la gestione di tutte le attività operative, dallo stoccaggio alla preparazione degli ordini fino alla consegna al cliente finale. Questa strategia innovativa si basa sull’utilizzo di piattaforme digitali di crowdsourcing, esistenti già da tempo ma che sono tornate in voga recentemente.
Internet e lo sviluppo digitale hanno giocato senza dubbio un ruolo fondamentale nel suo sviluppo e diffusione, dato che tutte attività connesse al crowdsourcing (invio della richiesta/necessità, interazioni con i crowdsourcees, il controllo e monitoraggio etc.) possono essere oggi facilmente gestite tramite semplici app e mobile devices, cosa invece assai più complessa in passato.
Il processo di ottenere servizi, risorse, idee o informazioni da un sistema che si fonda sull’interazione con un gruppo sempre più ampio di attori promette incredibili opportunità sia in interni di innovazione sia di risparmi economici. Alla base, vi è un modello operativo che si basa sul concetto della “Liquid Workforce”, ossia una nuova forza lavoro caratterizzata dalla combinazione di risorse tradizionali e di collaboratori esterni fruibili secondo le esigenze del momento. Quest’ultima risulta particolarmente interessante se applicata al contesto della supply chain, che per sua natura resta ancora molto “Human intense”.
Attraverso applicazioni e piattaforme dedicate si crea quindi una connessione tra la domanda e l’offerta di determinate risorse logistiche. In questo modo nascono nuovi servizi e quelli esistenti possono essere ottimizzati in termini di volumi, velocità e flessibilità.
Crowdsourced Logistics: applicazioni
Ad oggi nella logistica si possono distinguere tre principali applicazioni del concetto di crowdsourcing: il crowd-delivery, il crowd-shipping e il crowd-storage.
Il crowd-delivery riguarda tipicamente la consegna al cliente finale ed è l’applicazione che ha avuto sicuramente un maggior sviluppo ed una maggiore sperimentazione. Questo perché la consegna dell’ultimo miglio rappresenta da sempre la parte più inefficiente e costosa del processo di fullfilment e di conseguenza ha spinto le aziende a cercare soluzione alternative. La consegna di pasti (“food delivery”) è l’applicazione più comune e diffusa in Italia, ma i retailer stanno applicando questo modello anche alle consegne nel grocery o per la vendita al dettaglio tradizionale. Il fattore comune che unisce queste iniziative è la ricerca di una riduzione dei costi e della massimizzazione dell’efficienza, cercando di offrire un servizio sempre più personalizzato al consumatore finale.
Sul mercato italiano ed internazionale esistono molteplici start up che stanno innovando la gestione dell’ultimo miglio cercando di renderla profittevole. Questo pone nuove sfide ai retailer tradizionali, che si trovano a dover collaborare con queste realtà innovative cercando di integrarsi in maniera sostenibile.
Un caso di successo di come costruire e sviluppare una rete di realtà partners è quello di Walmart che da anni ha creato una vera e propria rete di start up con cui collabora e interagisce. Questo ha permesso al colosso americano di testare diverse soluzioni ed innovazioni nella gestione del last mile delivery e ad oggi collabora con Postmates, DoorDash, Point Pickup e Instacart solo per citarne alcune.
Oltre alla gestione dell’ultimo miglio, il crowdsourcing, trova applicazione nella movimentazione delle merci su lunga distanza. Questo fenomeno è chiamato crowd-shipping e si prefigge lo scopo di abbattere i costi esternalizzando, a privati, il ritiro e la consegna degli ordini. Le modalità con cui può essere svolta questa operazione sono principalmente due. Nella prima, è previsto l’utilizzo di una determinata piattaforma per individuare chi è disponibile per la commessa trasportando il carico. La seconda modalità prevede di individuare un conducente con un determinato veicolo che abbia spazio sufficiente e caratteristiche adeguate ad effettuare il trasporto. Da un lato il conducente ottimizza lo spazio vuoto nel suo veicolo ottenendo un compenso e dall’altro l’ordinante paga un prezzo ridotto per la spedizione.
Le opportunità di sviluppo in questo settore sono rilevanti: il mercato europeo è il terzo al mondo dopo Cina e USA e secondo le stime di Uber, il 21% della distanza coperta dagli autotrasportatori in Europa è percorsa senza nessun carico a bordo (https://www.punto-informatico.it/uber-freight-europa-autotrasportatori/). Questo ha impatti significativi sia dal punto di vista dell’efficienza complessiva in termini di costi, numero di mezzi movimentati sia dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Sicuramente deve essere preso in considerazione il fattore tempo: talvolta, per sottoscrivere un contratto necessario a prendere in gestione il trasporto di un carico possono passare giorni o settimane. È chiaro allora come alcune inefficienze siano strutturali al sistema stesso.
Da queste inefficienze però sono nati nuovi modelli di business basati sul crowdsourcing che si propongono di ottimizzare le tratte, ridurre i costi di spedizione ed aumentare gli profitti per i conducenti, il tutto con un occhio di riguardo agli impatti ambientali.
A prova di tutto ciò, Uber Freight è entrata recentemente nel mercato europeo, posizionandosi come una piattaforma centrale per mettere in contatto gli autotrasportatori disponibili e chi necessita di una spedizione. Questo è reso possibile da un contatto diretto tra le controparti tramite una app che velocizza e semplifica un processo, che come è stato detto in precedenza, rischia di essere complesso e burocratico.
In aggiunta, le piattaforme di crowd-shipping stanno diventando sempre più flessibili andando incontro alle eventuali problematiche relative all’integrazione con i sistemi aziendali già in essere: integrazione con i TMS (Transportation Management System), Track & Trace in tempo reale, una gestione automatica dei pagamenti e l’introduzione di un’assicurazione dedicata sono ormai elementi offerti dalle principali soluzioni di crowd-shipping.
Oltre ai servizi di trasporto anche quelli di stoccaggio e gestione della merce possono essere esternalizzati in forma di crowdsourcing, definito come crowd-storage. Le aziende possono aumentare la loro capacità di stoccaggio affittando in modo flessibile risorse e spazi di privati come magazzini, garage etc.
Questo fenomeno si sta sviluppando prevalentemente in Europa; un esempio è Flexe, il sistema che consente a chiunque abbia una capacità di magazzino temporanea di monetizzarla affittando il proprio spazio. Le aziende possono così utilizzare degli spazi anche per brevi periodi senza dover sottoscrivere contratti di locazione con vincoli di lungo termine.
Elemento chiave è l’enorme flessibilità che una soluzione come questa offre e la possibilità di trovare spazi disponibili in zone diversamente non raggiungibili, modulando quindi capacità e costi in funzione dell’effettiva necessità.
I vantaggi potenziali e le nuove sfide
Le soluzioni di Crowdsourced Logistics, in sintesi, permettono di generare risparmi economici e aumenti di produttività derivanti dalla riduzione, per esempio, del personale, dei mezzi o dello spazio utilizzato. Sebbene già questi elementi potrebbero bastare per giustificare l’adozione di modelli operativi incentrati sul crowdsourcing, il vero valore aggiunto di questa innovazione è l’ampia flessibilità che offre.
Il fattore flessibilità è sempre più importante per le aziende che necessitano di sviluppare modelli di supply chain agili in grado di gestire le continue fluttuazioni e volatilità della propria domanda anche sul breve e brevissimo periodo. È quindi in questo contesto che un modello operativo strategicamente incentrato sul crowdsourcing può fare la differenza.
Infatti, se si confronta la spedizione di ordini preparati da un numero di risorse fisse, spediti da una flotta di mezzi costante e stoccati in magazzini spesso mal dimensionati, con l’utilizzo di risorse “liquide” in termini di preparazione, spedizione e stoccaggio, è chiaro come un modello di crowdsourcing risulti vincente. Le aziende che sfruttano le potenzialità del crowdsourcing possono realmente soddisfare la dinamicità della domanda di ordini da consegnare con un’offerta di risorse ora non più legata a vecchi paradigmi ma flessibile, agile e che è in grado di essere modulata in base alle esigenze.
In aggiunta a questi benefici, un modello di Crowdlogistics permette anche alle aziende di crescere in mercati/aree di possibile interesse, un aspetto sempre più cruciale in molti contesti in cui gli eccessivi costi logistici possono precludere la crescita societaria in nuovi mercati, andando a capitalizzare la crescita per esempio sempre maggiore dell’eCommerce.
Da ultimo ma sicuramente non per importanza, è il notevole aumento del livello di servizio per il cliente finale. Infatti, sfruttando un modello di crowdsourcing, è possibile offrire al cliente un numero maggiori di opportunità in termini di orari di consegna, di costi e di servizi connessi, che spesso non sono possibili tramite i tradizionali corrieri.
Infine, occorre evidenziare che una crowdsourced logistics porta con sé anche nuove sfide che le aziende devono riuscire a gestire. Innanzitutto, non in tutti i casi l’utilizzo di corrieri o operatori in crowdsourcing rappresenta la soluzione economicamente più vantaggiosa e questo comporta un utilizzo intelligente tra corrieri tradizionali e in crowdsourcing.
Come in tutti i contesti di “liquid force”, inoltre si incorre con più frequenza in problematiche relative alla forza lavoro, in particolare per quanto riguarda i livelli di servizio standard, i tassi di fidelizzazione e un’eventuale carenza in certe aree geografiche. Sebbene esistano tecnologie adatte al monitoraggio degli operatori, sicuramente risulta più complesso il controllo e il mantenimento di adeguali livelli di servizio, tematica sicuramente rilevante dato l’elevato contesto competitivo.
Quanto evidenziato trova conferma in una rilevazione delle esperienze sul campo. Infatti, ad oggi le più consolidate esperienze rientrano nella consegna di pasti, mentre in altri ambiti si è in una fase più embrionale che richiederà maggior tempo per raggiungere una maturità sia tecnologica che operativa.
Prospettive future
Fin qui abbiamo considerato nuove soluzioni di Crowdlogistics incentrate su nuovi partners/start up logistiche ma nel futuro non è impensabile allargare i potenziali partner ad attori come i consumatori finali stessi. Infatti, i consumatori potrebbero diventare elementi “attivi” nei nuovi modelli di fullfilment, interagendo con i vari processi della supply chain al fine di creare valore per sé stessi, per l’azienda e per altri consumatori.
Ad esempio, è possibile ipotizzare nuovi modelli in cui ai consumatori a fronte di buoni sconto o di un incentivo vengano assegnate vere e proprie missioni di picking in store, consegna finale o gestione dei resi, tematica che sta diventando sempre più cruciale e complessa per i retailers.
Allo stesso tempo, la diffusione sempre maggiore di star-up di Crowdlogistics e l’adozione di nuovi modelli di fullfilment spingeranno sicuramente gli operatori logistici tradizionali a cercare nuove soluzioni per rispondere a queste nuove offerte. A differenza delle start up emergenti, i player tradizionali hanno il vantaggio di poter sfruttare i loro asset logistici, andando a combinare un numero sempre maggiore di servizi, mantenendo elevati livelli di flessibilità e affidabilità.
Conclusioni
L’utilizzo di modelli di business basati sulla liquid worforce e sul crowdsourcing potrà essere uno dei principali vantaggi competitivi sui cui le aziende potranno far leva per differenziarsi ed aumentare la loro customer engagement.
I benefici potenziali di una Crowdsourced Logistics non giustificano ancora la necessità di sostituire gli attuali operatori o terze parti logistiche con players interamente crowdsourced. È però certo il fatto che il fenomeno del crowdsourcing applicato nella supply chain non è più trascurabile. Dall’esperienza Accenture, nel breve periodo sarà chiave quindi riuscire a ripensare ai processi di innovazione, andando a integrare modelli di fullfilment più tradizionali con quelli più innovativi, cercando di coniugare i vantaggi offerti dai player tradizionali con la flessibilità promessa dalle start up emergenti.