24-06-2025
Michela Del Pizzo
Michela Del Pizzo
Il Council of Supply Chain Management Professionals (CSCMP) in collaborazione con il CSCMP Italy Round Table e il Dipartimento di Management e il gruppo di ricerca Logistics & Supply Chain Management, guidato dal Prof. Ivan Russo, ha scelto la città di Verona, nello specifico il polo universitario di Santa Marta, per la IX Conferenza Europea CSCMP. L’evento riunisce professionisti e accademici per condividere le innovazioni, creare connessioni e contribuire al dibattito sulle ultime tendenze della logistica e del Supply Chain Management. L'evento si è aperto con il XX Seminario di Ricerca Europeo (ERS) ed ha accolto partecipanti da tutto il mondo per discutere le problematiche contemporanee della logistica e della gestione della supply chain. Sarebbe impossibile sintetizzare le decine e decine di sessioni che si sono susseguite durante i due giorni della manifestazione. Riportiamo invece di seguito, alcuni degli interventi che si sono svolti il primo giorno.

Automazione flessibile e umanocentrica
Di grande interesse la tavola rotonda moderata da Stefano Novaresi, CEO di KNAPP Italia, incentrata sulla produttività, flessibilità ed efficacia nei magazzini automatizzati, alla quale hanno partecipato Tommaso Del Vento - Head of Business Development di Knapp Italia, Marco Porzio - Supply Chain Director of South European Region at Nestlè Purina e Lukasz Wysokinski - Managing Director - InPost Fulfillment.
La discussione si è aperta con una riflessione su come l'automazione, un tempo percepita come una risposta rigida a esigenze statiche, oggi sia invece uno strumento strategico, flessibile e scalabile, capace di adattarsi ai mutamenti del mercato e di supportare la crescita delle aziende in settori diversi, dall’e-commerce all’industria alimentare.
Tommaso Del Vento ha sottolineato come KNAPP si ponga oggi non solo come fornitore tecnologico ma come partner strategico, capace di guidare le aziende nella definizione di nuovi modelli di business prima ancora che nella scelta delle soluzioni tecniche. L’esempio della collaborazione con Walmart è emblematico: prima di parlare di robotica o meccatronica, si è analizzato il processo nel dettaglio, ridisegnandolo e semplificandolo prima di passare all’automazione vera e propria.
Lukasz Wysokinski, portando l’esperienza di InPost, ha riportato l’attenzione su un tema cruciale: parlare la lingua del top management, in particolare dei CFO. Le decisioni in ambito logistico devono essere giustificate con dati concreti, tempi di ritorno sull’investimento chiari e piani scalabili. I progetti logistici devono essere sostenuti da una visione finanziaria lucida e da simulazioni accurate. Non basta parlare di efficienza o produttività: serve dimostrare come un investimento porterà risultati tangibili nel breve e medio periodo.
Dal punto di vista di Nestlé Purina, Marco Porzio ha condiviso una prospettiva “ibrida”: l’investimento in automazione ha senso se accompagnato da un’integrazione logistica-produttiva, in particolare nei nuovi siti. Integrare produzione e distribuzione consente non solo di giustificare meglio l’investimento, ma di ottimizzare realmente l’intera catena del valore. Il vero compromesso vincente – secondo Porzio – è spesso un modello misto, che bilancia l’automazione spinta con aree manuali, così da mantenere adattabilità e contenere l’investimento iniziale. Un altro tema cruciale è emerso con forza: l’automazione come risposta alla scarsità di manodopera e come leva per la sostenibilità (in senso ESG).
Tutti i partecipanti hanno confermato che, oggi, non si automatizza più per “eliminare” lavoro umano, ma per rendere possibile il lavoro in contesti dove il personale è difficile da trovare o da trattenere. Automatizzare consente non solo di ridurre i costi operativi, ma anche di creare ambienti di lavoro più sicuri, ergonomici e attrattivi per le nuove generazioni.
Di grande interesse la tavola rotonda moderata da Stefano Novaresi, CEO di KNAPP Italia, incentrata sulla produttività, flessibilità ed efficacia nei magazzini automatizzati, alla quale hanno partecipato Tommaso Del Vento - Head of Business Development di Knapp Italia, Marco Porzio - Supply Chain Director of South European Region at Nestlè Purina e Lukasz Wysokinski - Managing Director - InPost Fulfillment.
La discussione si è aperta con una riflessione su come l'automazione, un tempo percepita come una risposta rigida a esigenze statiche, oggi sia invece uno strumento strategico, flessibile e scalabile, capace di adattarsi ai mutamenti del mercato e di supportare la crescita delle aziende in settori diversi, dall’e-commerce all’industria alimentare.
Tommaso Del Vento ha sottolineato come KNAPP si ponga oggi non solo come fornitore tecnologico ma come partner strategico, capace di guidare le aziende nella definizione di nuovi modelli di business prima ancora che nella scelta delle soluzioni tecniche. L’esempio della collaborazione con Walmart è emblematico: prima di parlare di robotica o meccatronica, si è analizzato il processo nel dettaglio, ridisegnandolo e semplificandolo prima di passare all’automazione vera e propria.
Lukasz Wysokinski, portando l’esperienza di InPost, ha riportato l’attenzione su un tema cruciale: parlare la lingua del top management, in particolare dei CFO. Le decisioni in ambito logistico devono essere giustificate con dati concreti, tempi di ritorno sull’investimento chiari e piani scalabili. I progetti logistici devono essere sostenuti da una visione finanziaria lucida e da simulazioni accurate. Non basta parlare di efficienza o produttività: serve dimostrare come un investimento porterà risultati tangibili nel breve e medio periodo.
Dal punto di vista di Nestlé Purina, Marco Porzio ha condiviso una prospettiva “ibrida”: l’investimento in automazione ha senso se accompagnato da un’integrazione logistica-produttiva, in particolare nei nuovi siti. Integrare produzione e distribuzione consente non solo di giustificare meglio l’investimento, ma di ottimizzare realmente l’intera catena del valore. Il vero compromesso vincente – secondo Porzio – è spesso un modello misto, che bilancia l’automazione spinta con aree manuali, così da mantenere adattabilità e contenere l’investimento iniziale. Un altro tema cruciale è emerso con forza: l’automazione come risposta alla scarsità di manodopera e come leva per la sostenibilità (in senso ESG).
Tutti i partecipanti hanno confermato che, oggi, non si automatizza più per “eliminare” lavoro umano, ma per rendere possibile il lavoro in contesti dove il personale è difficile da trovare o da trattenere. Automatizzare consente non solo di ridurre i costi operativi, ma anche di creare ambienti di lavoro più sicuri, ergonomici e attrattivi per le nuove generazioni.

Le sfide che stanno cambiando le supply chain globali
Nel suo intervento, Pietro Gorlier, CEO di Comau, ha tracciato un quadro ampio e profondo delle sfide che stanno trasformando la logistica e la produzione industriale a livello globale. Secondo Gorlier, il contesto attuale è caratterizzato da un’instabilità senza precedenti: negli ultimi cinque anni si sono verificate più fluttuazioni rispetto ai vent’anni precedenti. Volatilità geopolitica, rincari imprevedibili delle materie prime, ridefinizione delle catene del valore, reshoring e carenza di manodopera sono fenomeni che costringono le imprese a ripensare le proprie strategie produttive e logistiche.
La logistica non è più solo un costo da contenere, ma un asset strategico. L’incertezza impone modelli organizzativi flessibili e veloci. E in questo scenario, l’automazione si rivela una delle risposte più efficaci. Gorlier sottolinea come oggi non si possa più pensare di basare un investimento solo sulla ricerca dell’efficienza o della riduzione dei costi: la vera priorità è ridurre il rischio. Accettare un leggero incremento del costo unitario, se questo permette maggiore resilienza, è oggi una scelta vincente. Uno dei fattori più destabilizzanti, secondo Gorlier, è il declino demografico: in paesi come Cina e Italia la popolazione è destinata a contrarsi drasticamente entro il 2100, con conseguenze profonde su domanda, offerta di lavoro e struttura produttiva. In questo contesto, l’automazione e l’intelligenza artificiale non vanno viste come strumenti di sostituzione del lavoro umano, ma come soluzioni necessarie per compensarne la scarsità e valorizzare le risorse umane disponibili.
In molti settori, compresa la logistica, il problema non è ridurre il personale, ma trovare e trattenere le persone giuste. Inoltre, la tecnologia oggi è più accessibile: grazie a simulazioni digitali e strumenti come i digital twin, è possibile testare virtualmente processi e soluzioni prima ancora di avviare i lavori. Questo consente di ridurre drasticamente i tempi di progettazione, i costi e i rischi degli investimenti, rendendo l’automazione più flessibile e adattabile, anche in settori con alta variabilità come il largo consumo o l’e-commerce. Un altro punto cardine del discorso è stato il ruolo della collaborazione uomo-macchina. Gorlier ha menzionato i progetti di Comau legati alla robotica collaborativa ed esoscheletri, pensati non per sostituire ma per supportare il lavoro umano, migliorandone l’ergonomia e riducendo l’affaticamento fisico. In questo senso, l’attenzione alla persona e al benessere degli operatori diventa una leva strategica non solo per la produttività, ma anche per l’attrattività del lavoro in settori tradizionalmente poco appealing.
Infine, il CEO di Comau ha sottolineato l’importanza della formazione. Molte aziende si avvicinano per la prima volta all’automazione senza sapere cosa realmente serva loro: per questo, Comau ha attivato un’academy aperta anche a realtà non clienti, con l’obiettivo di diffondere competenze su robotica, intelligenza artificiale e automazione industriale. La parola d’ordine è upskilling: formare persone in grado non solo di gestire la tecnologia, ma di guidarne lo sviluppo.
Nel suo intervento, Pietro Gorlier, CEO di Comau, ha tracciato un quadro ampio e profondo delle sfide che stanno trasformando la logistica e la produzione industriale a livello globale. Secondo Gorlier, il contesto attuale è caratterizzato da un’instabilità senza precedenti: negli ultimi cinque anni si sono verificate più fluttuazioni rispetto ai vent’anni precedenti. Volatilità geopolitica, rincari imprevedibili delle materie prime, ridefinizione delle catene del valore, reshoring e carenza di manodopera sono fenomeni che costringono le imprese a ripensare le proprie strategie produttive e logistiche.
La logistica non è più solo un costo da contenere, ma un asset strategico. L’incertezza impone modelli organizzativi flessibili e veloci. E in questo scenario, l’automazione si rivela una delle risposte più efficaci. Gorlier sottolinea come oggi non si possa più pensare di basare un investimento solo sulla ricerca dell’efficienza o della riduzione dei costi: la vera priorità è ridurre il rischio. Accettare un leggero incremento del costo unitario, se questo permette maggiore resilienza, è oggi una scelta vincente. Uno dei fattori più destabilizzanti, secondo Gorlier, è il declino demografico: in paesi come Cina e Italia la popolazione è destinata a contrarsi drasticamente entro il 2100, con conseguenze profonde su domanda, offerta di lavoro e struttura produttiva. In questo contesto, l’automazione e l’intelligenza artificiale non vanno viste come strumenti di sostituzione del lavoro umano, ma come soluzioni necessarie per compensarne la scarsità e valorizzare le risorse umane disponibili.
In molti settori, compresa la logistica, il problema non è ridurre il personale, ma trovare e trattenere le persone giuste. Inoltre, la tecnologia oggi è più accessibile: grazie a simulazioni digitali e strumenti come i digital twin, è possibile testare virtualmente processi e soluzioni prima ancora di avviare i lavori. Questo consente di ridurre drasticamente i tempi di progettazione, i costi e i rischi degli investimenti, rendendo l’automazione più flessibile e adattabile, anche in settori con alta variabilità come il largo consumo o l’e-commerce. Un altro punto cardine del discorso è stato il ruolo della collaborazione uomo-macchina. Gorlier ha menzionato i progetti di Comau legati alla robotica collaborativa ed esoscheletri, pensati non per sostituire ma per supportare il lavoro umano, migliorandone l’ergonomia e riducendo l’affaticamento fisico. In questo senso, l’attenzione alla persona e al benessere degli operatori diventa una leva strategica non solo per la produttività, ma anche per l’attrattività del lavoro in settori tradizionalmente poco appealing.
Infine, il CEO di Comau ha sottolineato l’importanza della formazione. Molte aziende si avvicinano per la prima volta all’automazione senza sapere cosa realmente serva loro: per questo, Comau ha attivato un’academy aperta anche a realtà non clienti, con l’obiettivo di diffondere competenze su robotica, intelligenza artificiale e automazione industriale. La parola d’ordine è upskilling: formare persone in grado non solo di gestire la tecnologia, ma di guidarne lo sviluppo.

Automazione logistica: adatta per le sfide di oggi e domani
Tra le diverse sessioni disponibili, c’è stata la presentazione del caso Hippocrates-KNAPP, incentrato sull’automazione di magazzino volto a soddisfare il rapido aumento dei volumi. Durante l’intervento, Marco Branchini, CFO del gruppo Hippocrates Holding, ha illustrato l’ambizioso progetto logistico di Hippocrates Holding, il più grande operatore di farmacie in Italia, proprietario del brand LaFarmacia. Un’impresa nata nel 2018, subito dopo la liberalizzazione del mercato italiano, che ha visto una crescita esponenziale: da due fondatori a una rete di quasi 600 farmacie con oltre un miliardo di euro di fatturato previsto per il 2024. L’obiettivo del gruppo non è solo quello di distribuire farmaci, ma di trasformare la farmacia in un presidio sanitario territoriale sempre più completo, vicino ai bisogni di salute quotidiani dei cittadini. In questo contesto, la logistica è stata riconosciuta come un pilastro strategico per sostenere la crescita e la diversificazione dell’offerta, in particolare con l’espansione nei canali e-commerce e omnicanale.
Branchini ha raccontato come, da CFO, abbia assunto anche la guida della divisione logistica per ridisegnarne radicalmente la struttura, partendo praticamente da zero: da un sistema quasi artigianale, si è passati a un hub di 11.000 m² tecnologicamente avanzato, capace di servire simultaneamente sia il canale B2B (le farmacie fisiche) che il B2C (e-commerce), con oltre 70% di automazione. Il progetto, avviato nel 2021 nel pieno delle incertezze post-pandemiche, è stato realizzato grazie alla stretta collaborazione con KNAPP, selezionata non solo come fornitore tecnologico, ma come vero e proprio partner di lungo termine.
Davide Fedeli, Head of Operations di KNAPP Italia, ha seguito il progetto fin dalla sua ideazione e ha sottolineato come la vera sfida sia stata quella di costruire un sistema flessibile, modulare e scalabile, in grado di adattarsi alla crescita rapida e imprevedibile del gruppo. In assenza di benchmark italiani simili, il progetto è stato interamente modellato su previsioni e simulazioni, con scenari di sviluppo fino al 2030 già integrati nella fase di progettazione. L’automazione è stata pensata sin dall’inizio come uno strumento strategico, non rigido ma adattabile. Il magazzino è dotato di diverse tecnologie integrate: un sistema shuttle per i prodotti a media e bassa rotazione, l’auto-picker per il prelievo automatico ad alta velocità, e postazioni manuali ergonomiche per gestire campagne promozionali e picchi di domanda. Il sistema è configurato per gestire un inventario centralizzato, differenziando le linee di preparazione in base al canale di destinazione. Questa struttura ha permesso una significativa efficienza operativa, bassissimi tassi di errore, e performance già superiori agli obiettivi previsti per il 2025.
Il magazzino, operativo da ottobre 2023, è stato completato in soli 13 mesi: l’avvio è stato sorprendentemente rapido e fluido, grazie a una sinergia concreta tra i team di Hippocrates e KNAPP, italiani e internazionali. Un progetto che dimostra, come ha sottolineato Fedeli, che l’automazione oggi può e deve essere flessibile, personalizzata e progettata in funzione della strategia aziendale.
Tra le diverse sessioni disponibili, c’è stata la presentazione del caso Hippocrates-KNAPP, incentrato sull’automazione di magazzino volto a soddisfare il rapido aumento dei volumi. Durante l’intervento, Marco Branchini, CFO del gruppo Hippocrates Holding, ha illustrato l’ambizioso progetto logistico di Hippocrates Holding, il più grande operatore di farmacie in Italia, proprietario del brand LaFarmacia. Un’impresa nata nel 2018, subito dopo la liberalizzazione del mercato italiano, che ha visto una crescita esponenziale: da due fondatori a una rete di quasi 600 farmacie con oltre un miliardo di euro di fatturato previsto per il 2024. L’obiettivo del gruppo non è solo quello di distribuire farmaci, ma di trasformare la farmacia in un presidio sanitario territoriale sempre più completo, vicino ai bisogni di salute quotidiani dei cittadini. In questo contesto, la logistica è stata riconosciuta come un pilastro strategico per sostenere la crescita e la diversificazione dell’offerta, in particolare con l’espansione nei canali e-commerce e omnicanale.
Branchini ha raccontato come, da CFO, abbia assunto anche la guida della divisione logistica per ridisegnarne radicalmente la struttura, partendo praticamente da zero: da un sistema quasi artigianale, si è passati a un hub di 11.000 m² tecnologicamente avanzato, capace di servire simultaneamente sia il canale B2B (le farmacie fisiche) che il B2C (e-commerce), con oltre 70% di automazione. Il progetto, avviato nel 2021 nel pieno delle incertezze post-pandemiche, è stato realizzato grazie alla stretta collaborazione con KNAPP, selezionata non solo come fornitore tecnologico, ma come vero e proprio partner di lungo termine.
Davide Fedeli, Head of Operations di KNAPP Italia, ha seguito il progetto fin dalla sua ideazione e ha sottolineato come la vera sfida sia stata quella di costruire un sistema flessibile, modulare e scalabile, in grado di adattarsi alla crescita rapida e imprevedibile del gruppo. In assenza di benchmark italiani simili, il progetto è stato interamente modellato su previsioni e simulazioni, con scenari di sviluppo fino al 2030 già integrati nella fase di progettazione. L’automazione è stata pensata sin dall’inizio come uno strumento strategico, non rigido ma adattabile. Il magazzino è dotato di diverse tecnologie integrate: un sistema shuttle per i prodotti a media e bassa rotazione, l’auto-picker per il prelievo automatico ad alta velocità, e postazioni manuali ergonomiche per gestire campagne promozionali e picchi di domanda. Il sistema è configurato per gestire un inventario centralizzato, differenziando le linee di preparazione in base al canale di destinazione. Questa struttura ha permesso una significativa efficienza operativa, bassissimi tassi di errore, e performance già superiori agli obiettivi previsti per il 2025.
Il magazzino, operativo da ottobre 2023, è stato completato in soli 13 mesi: l’avvio è stato sorprendentemente rapido e fluido, grazie a una sinergia concreta tra i team di Hippocrates e KNAPP, italiani e internazionali. Un progetto che dimostra, come ha sottolineato Fedeli, che l’automazione oggi può e deve essere flessibile, personalizzata e progettata in funzione della strategia aziendale.

Logistica ibrida: la chiave per l’automazione sostenibile
La tavola rotonda moderata da Andrea Payaro, CSCMP Italy Round Table, si è sviluppata attorno al tema della produttività, flessibilità ed efficacia nei magazzini automatizzati, mettendo a confronto le esperienze di tre realtà molto diverse ma accomunate da sfide logistiche simili. Uno dei temi ricorrenti è stato il dialogo tra logistica e top management.
Luca Brandellero, Group Logistic Director – Bialetti Industrie, ha sottolineato che spesso la logistica, pur essendo riconosciuta come funzione cruciale, fatica a ottenere investimenti se non parla “la lingua del CFO”. Per questo è fondamentale tradurre i progetti in termini economici concreti, simulando scenari, ritorni sugli investimenti, impatti su OPEX e CAPEX, e mostrando piani scalabili. È solo così che si riesce a ottenere il via libera a investimenti strategici.
Massimo Magri, Managing Director Operations & Supply Chain – A. Capaldo, ha rafforzato questo punto, evidenziando come in molte aziende multinazionali ci sia una tendenza a delocalizzare la logistica a terzi, con l’idea che qualcuno sul mercato possa fare meglio e a costi minori. La leva strategica per ottenere investimenti logistici, quindi, è spesso l’integrazione con la produzione, soprattutto nei nuovi impianti. L’unione tra produzione e distribuzione permette di ottimizzare l’intero processo, rendendo l’investimento più giustificabile anche economicamente. Inoltre, la modularità – come magazzini misti automatici/manuali – consente una maggiore flessibilità e scalabilità.
Isacco Chinello, Responsabile Logistica e Affari Generali – Bios Line ha offerto una visione più operativa ma complementare: ogni progetto logistico va costruito sul contesto specifico dell’azienda, analizzando nel dettaglio il business model prima ancora di parlare di automazione. Un altro passaggio molto ricco è stato quello dedicato alla scalabilità e adattabilità delle soluzioni automatizzate. I relatori hanno concordato sul fatto che non esiste una soluzione unica: ogni sistema deve essere progettato tenendo conto delle specificità del business, della stagionalità, dei canali serviti (B2B, B2C, retail) e del ritmo di crescita. Il modello ibrido (parte automatizzato, parte tradizionale) è stato definito da tutti come il più efficace, soprattutto in contesti in continua evoluzione come l’e-commerce.
Infine, un tema trasversale a tutta la discussione è stato quello della centralità delle persone in un contesto ESG. La carenza di manodopera non riguarda solo i magazzinieri: oggi mancano farmacisti, tecnici, autisti. L’automazione, dunque, non è più un modo per “tagliare personale”, ma uno strumento per creare posti di lavoro più sostenibili, attrattivi, ergonomici e valorizzanti.
La tavola rotonda moderata da Andrea Payaro, CSCMP Italy Round Table, si è sviluppata attorno al tema della produttività, flessibilità ed efficacia nei magazzini automatizzati, mettendo a confronto le esperienze di tre realtà molto diverse ma accomunate da sfide logistiche simili. Uno dei temi ricorrenti è stato il dialogo tra logistica e top management.
Luca Brandellero, Group Logistic Director – Bialetti Industrie, ha sottolineato che spesso la logistica, pur essendo riconosciuta come funzione cruciale, fatica a ottenere investimenti se non parla “la lingua del CFO”. Per questo è fondamentale tradurre i progetti in termini economici concreti, simulando scenari, ritorni sugli investimenti, impatti su OPEX e CAPEX, e mostrando piani scalabili. È solo così che si riesce a ottenere il via libera a investimenti strategici.
Massimo Magri, Managing Director Operations & Supply Chain – A. Capaldo, ha rafforzato questo punto, evidenziando come in molte aziende multinazionali ci sia una tendenza a delocalizzare la logistica a terzi, con l’idea che qualcuno sul mercato possa fare meglio e a costi minori. La leva strategica per ottenere investimenti logistici, quindi, è spesso l’integrazione con la produzione, soprattutto nei nuovi impianti. L’unione tra produzione e distribuzione permette di ottimizzare l’intero processo, rendendo l’investimento più giustificabile anche economicamente. Inoltre, la modularità – come magazzini misti automatici/manuali – consente una maggiore flessibilità e scalabilità.
Isacco Chinello, Responsabile Logistica e Affari Generali – Bios Line ha offerto una visione più operativa ma complementare: ogni progetto logistico va costruito sul contesto specifico dell’azienda, analizzando nel dettaglio il business model prima ancora di parlare di automazione. Un altro passaggio molto ricco è stato quello dedicato alla scalabilità e adattabilità delle soluzioni automatizzate. I relatori hanno concordato sul fatto che non esiste una soluzione unica: ogni sistema deve essere progettato tenendo conto delle specificità del business, della stagionalità, dei canali serviti (B2B, B2C, retail) e del ritmo di crescita. Il modello ibrido (parte automatizzato, parte tradizionale) è stato definito da tutti come il più efficace, soprattutto in contesti in continua evoluzione come l’e-commerce.
Infine, un tema trasversale a tutta la discussione è stato quello della centralità delle persone in un contesto ESG. La carenza di manodopera non riguarda solo i magazzinieri: oggi mancano farmacisti, tecnici, autisti. L’automazione, dunque, non è più un modo per “tagliare personale”, ma uno strumento per creare posti di lavoro più sostenibili, attrattivi, ergonomici e valorizzanti.
