02-08-2018
di Cecilia Biondi
di Cecilia Biondi
Marchio di Logistica Sostenibile si può definire come un vero e proprio progetto aziendale finalizzato ad obiettivi di miglioramento continuo, con un focus specifico sulle risorse dell’ambiente. L’idea nasce dall’associazione SOS LOGistica, nata nel 2005 con l’intento di aggregare operatori economici, professionisti, enti di ricerca e studenti intorno al tema della logistica sostenibile, come leva per innovare ed essere più efficienti e competitivi. Due quindi sono gli aspetti più caratterizzanti dell’operato di questa associazione e del marchio da questa concepito. Innanzitutto, l’ideache la sostenibilità ambientale per essere reale debba essere anche economica; in secondo luogo, la necessità di intendere la sostenibilità ambientale come un percorso continuo e di ampia portata, che includa per l’azienda il suo orizzonte futuro e la sua relazione nei confronti dei partner di filiera, sia a monte che a valle. Altro aspetto caratterizzante del marchio di Logistica Sostenibile è la possibilità di personalizzare il percorso, cosa che permette all’azienda di calare il tema della sostenibilità nella propria organizzazione, nel rispetto delle sue specificità e capacità, e nel contempo seguendo una guida predefinita e riconosciuta. Ne risulta unpercorso volontario che si traduce in un elemento differenziante rispetto al settore in cui l’azienda opera e al comportamento dei competitor. Il marchio ha inoltre visibilità internazionale, dove potrà servire all’azienda per vedere riconosciuto il proprio impegno anche oltre i confini nazionali. Il marchio si basa innanzitutto su un protocollo, sviluppato con le competenze tecniche di Lloyd’s Register, rispetto al quale le aziende devono definire il proprio percorso di validazione, che presuppone il confronto con le cosiddette “21 sfide della Logistica Sostenibile”. Nei primi mesi di quest’anno hanno dato conferma le prime aziende che hanno avviato il processo di validazione del protocollo di Logistica Sostenibile, che hanno per questo preso parte ad alcuni incontri pubblici sul tema, condividendo tale esperienza, motivazioni e aspettative.
«SOS LOGistica intende trattare i temi della sostenibilità in ambito logistico, specificatamente dal punto di vista delle opportunità che consentono di cogliere in termini di innovazione, di maggior efficienza e quindi di maggior competitività» spiega Daniele Testi, direttore Marketing e Comunicazione del Gruppo Contship Italia, fin dal 2015 e anche quest’anno confermato alla presidenza dell’associazione, durante un incontro milanese dedicato alla presentazione del marchio e delle prime tre aziende che lo stanno introducendo nella propria organizzazione. «La sostenibilità pernoi va declinata non solo in senso ambientale, ma anche in chiave sociale ed economica. Questo è un punto che vogliamo sottolineare: la sostenibilità deve profilarsi in modo strategico, come strumento funzionale al business dell’azienda e non solo come semplice risposta ad un dettame normativo. Non solo: la nostra idea è che la logistica sostenibile debba abbracciare la filiera, andando quindi al di là della portata e del comportamento della singola azienda. In più, Sos Log ha recentemente inserito nelle sue considerazioni un elemento che fino ad oggi era sempre rimasto al di fuori del mondo aziendale, ma che sta diventando sempre più determinante nel determinare la fisionomia dei processi logistici: il consumatore finale. Questa è la grande differenza vista negli ultimi due anni: l’idea di portare in evidenza un soggetto che in ambito logistica finora era abbastanza sconosciuto, tanto quanto la logistica era sconosciuta a lui. Il consumatore finale invece ha sempre deciso quali sono i prodotti che noi dobbiamo trasportare, e come; un comportamento che è diventato dirompente con l’ascesa dell’e-commerce e di servizi innovativi nel retail o nella ristorazione, che forzano il contatto fra processo logistico e domicilio del consumatore» prosegue Daniele Testi. «Le scelte del consumatore nascono dal valore che questi attribuisce al processo logistico: oggi diventa importante fargli capire con chiarezza quali possono essere questi effetti. Prendiamo ad esempio la consegna gratuita. Come diciamo spesso,nessuno si sognerebbe di prendere un taxi, un autobus o un treno senza pagare il biglietto, mentre quando si tratta di far viaggiare un oggetto, vogliamo che il suo viaggi verso la nostra casa sia gratuito: ma perché? L’attribuzione di scarso valore al processo comporta diminuzione della qualità dello stesso. Noi vogliamo contribuire ad invertire tale tendenza, dando al consumatore finale un ruolo consapevole come driver del cambiamento».
Ecco che si profilano i tanti elementi del progetto avviato da Sos Log. Da un lato, l’idea di coinvolgere le aziende, dando loro uno strumento di miglioramento, ma anche un luogo di condivisione, di coesione e di comunicazione di questo approccio. Dall’altro coinvolgere le persone, affinché proprio grazie a questa comunicazione, possano arrivare ad una consapevolezza e a una conoscenza diversa del potere che detengono in buona sostanza sul lavoro e sulla vita di altre persone. Dove le scelte sbagliate possono generare pressioni al ribasso sugli operatori e la nascita di pratiche poco sostenibili dal punto di vista ambientale e sociale. «Il nostro sogno è che su ogni sito on line appaia un pulsante che rechi l’impatto in termini di consumo di CO2 o di costo sull’organizzazione in corrispondenza delle diverse modalità di consegna, in modo che il consumatore possa scegliere consapevolmente fra le diverse opzioni» prosegue Daniele Testi. «Dopotutto, nel mondo del largo consumo abbiamo assistito al boom di proposte che fanno della qualità il proprio punto di forza, ad esempio i prodotti biologici, per i quali i consumatori sono disposti a pagare sovrapprezzi importanti. Quello che vogliamo fare è completare questo quadro con le scelte che l’azienda fa anche in termini di logistica, e che queste scelte siano chiare al consumatore. Per esempio, è diverso avere un prodotto a filiera corta trasportato con mezzi Euro 0 o esposto in bancarelle alimentate con generatori a benzina, rispetto ad un prodotto realizzato con processi industriali ma trasportato con una nave da 22mila teu o con un bilico Euro 6 da 33 pallet fino ad un punto vendita facilmente raggiungibile a piedi. Il consumatore deve capire che l’impatto ambientale di un qualsiasi prodotto va calcolato sul totale della filiera, e che la parte di trasporto e logistica ne copre una quota importante». Fra le sue finalità insomma Sos Log si propone di offrire ai consumatori finali una nuova consapevolezza sulle proprie opzioni di acquisto, attraverso uno strumento oggettivo con cui verificare il valore che la logistica apporta ai prodotti della propria quotidianità. E questo tema diventa urgente in un mondo sempre più votato all’e-commerce. A conferma di ciò, tra le sue tante iniziative l’associazione ha anche lanciato un’indagine ad hoc, in collaborazione con Federconsumatori e l’Università Milano-Bicocca. Si parte da un questionario che sarà somministrato attraverso gli sportelli di Federconsumatori su tutto il territorio nazionale, cheriguarda l’analisi della consapevolezza sugli impatti per la filiera logistica, legati alle scelte di acquisto dei consumatori nei canali tradizionali e di e-commerce. I risultati di questa indagine saranno presentati al prossimo convegno nazionale SOS LOGistica che si svolgerà a Torino il 5 novembre presso il Politecnico di Torino in collaborazione con ICE LAB (laboratorio di tecnologie ICT per la gestione integrata ed intelligente della logistica e dell’impresa in aree urbane).
LE CARATTERISTICHE DEL MARCHIO DI LOGISTICA SOSTENIBILE
Cominciamo dallo scenario normativo. La direttiva 2014/95/UE, recepita in Italia a fine 2016 (con il decreto legislativo 254/2016, in vigore da gennaio 2017), si ispira al principio del “comply or explain”: le imprese devono rendere note le loro politiche di sostenibilità, oppure devono spiegare il motivo per cui non se ne sono occupate. Un obbligo che però riguarda solo le aziende di interesse pubblico o con oltre cinquecento dipendenti, il cui bilancio consolidato soddisfi determinati criteri. Tuttavia, già ora il Decreto incoraggia anche chi non è tenuto a presentare il rendiconto e anche le aziende più piccole possono redigere dichiarazioni volontarie di carattere non finanziario, conformi alle disposizioni del Dlgs 254/2016. Questo approccio va oltre la materia di cui tratta, con un impatto importante in termini di business. Secondo ricerche citate da Assologistica, gli investitori sono sempre più interessati alle aziende con un elevato tasso di sostenibilità: si stima che il 30% degli asset totali gestiti oggi a livello mondiale sia rappresentato da investimenti “responsabili” e “sostenibili”, mentre la finanza a impatto sociale ha un mercato stimato in 60 miliardi di dollari, ma si ritiene che entro il 2020 potrebbe arrivare a mille miliardi. Quest’ottica trasversale, che da ambientale diventa economica, è in sintonia con i dettami del marchio di Logistica Sostenibile. Lanciato a giugno del 2017 e frutto di un lavoro pluriennale svolto in collaborazione con Lloyd’s Register, il marchio si iscrive nel solco delle normative internazionali, di cui incorpora diversi elementi, e si propone alle aziende come “protocollo” e non come “certificazione”. La differenza è importante. La certificazione infatti consiste generalmente in un elenco prefissato di azioni da svolgere che hanno come oggetto la singola realtà. Il protocollo alla base del marchio è invece validato conto terzi e questo rappresenta la sua originalità nel panorama logistico italiano, se non anche europeo. In quanto protocollo, rappresenta infatti una sorta di “vestito tagliato su misura” che ha come oggetto l’impatto delle proprie azioni sul processo logistico, avendo come riferimento i 21 punti della logistica sostenibile. Il processo di validazione, che viene aggiornato annualmente, avviene in due fasi. La prima intende verificare se l’organizzazioneabbia espresso una “strategia di sostenibilità” in relazione a tre variabili:
Cominciamo dallo scenario normativo. La direttiva 2014/95/UE, recepita in Italia a fine 2016 (con il decreto legislativo 254/2016, in vigore da gennaio 2017), si ispira al principio del “comply or explain”: le imprese devono rendere note le loro politiche di sostenibilità, oppure devono spiegare il motivo per cui non se ne sono occupate. Un obbligo che però riguarda solo le aziende di interesse pubblico o con oltre cinquecento dipendenti, il cui bilancio consolidato soddisfi determinati criteri. Tuttavia, già ora il Decreto incoraggia anche chi non è tenuto a presentare il rendiconto e anche le aziende più piccole possono redigere dichiarazioni volontarie di carattere non finanziario, conformi alle disposizioni del Dlgs 254/2016. Questo approccio va oltre la materia di cui tratta, con un impatto importante in termini di business. Secondo ricerche citate da Assologistica, gli investitori sono sempre più interessati alle aziende con un elevato tasso di sostenibilità: si stima che il 30% degli asset totali gestiti oggi a livello mondiale sia rappresentato da investimenti “responsabili” e “sostenibili”, mentre la finanza a impatto sociale ha un mercato stimato in 60 miliardi di dollari, ma si ritiene che entro il 2020 potrebbe arrivare a mille miliardi. Quest’ottica trasversale, che da ambientale diventa economica, è in sintonia con i dettami del marchio di Logistica Sostenibile. Lanciato a giugno del 2017 e frutto di un lavoro pluriennale svolto in collaborazione con Lloyd’s Register, il marchio si iscrive nel solco delle normative internazionali, di cui incorpora diversi elementi, e si propone alle aziende come “protocollo” e non come “certificazione”. La differenza è importante. La certificazione infatti consiste generalmente in un elenco prefissato di azioni da svolgere che hanno come oggetto la singola realtà. Il protocollo alla base del marchio è invece validato conto terzi e questo rappresenta la sua originalità nel panorama logistico italiano, se non anche europeo. In quanto protocollo, rappresenta infatti una sorta di “vestito tagliato su misura” che ha come oggetto l’impatto delle proprie azioni sul processo logistico, avendo come riferimento i 21 punti della logistica sostenibile. Il processo di validazione, che viene aggiornato annualmente, avviene in due fasi. La prima intende verificare se l’organizzazioneabbia espresso una “strategia di sostenibilità” in relazione a tre variabili:
- stakeholder: se l’azienda abbia definito una strategia di sostenibilità con i propri stakeholder.
- materialità: su quale priorità di sostenibilità abbia investito.
- governance: se ha implementato una organizzazione interna dedicata alla sostenibilità.
LE PRIME ADESIONI
Principale collaboratore del lavoro di Sos Log e pronto al ricevimento del marchio di Logistica Sostenibile previsto per luglio 2018, il Gruppo Maganetti è un’azienda di trasporto con sede in Valtellina (Tirano e Chiuro fra i depositi principali), con 180 veicoli di cui il 15% di proprietà, attiva in tutti i settori del trasporto industriale. L’approccio “future-oriented” è nato intorno al momentodel cambio generazionale nell’azienda: la giovane età del nuovo management è stata il terreno fertile su cui far crescere progetti di innovazione, di sostenibilità e di attenzione al territorio. Il discorso concreto sulla sostenibilità ambientale ha preso il via nel 2012- 13, nel momento in cui sono entrati in questione due elementi che sono risultati discriminanti: il primo, la disponibilità di una tecnologia che potesse essere green ma senza comportare per l’azienda un investimento non raggiungibile (parliamo infatti dei veicoli con alimentazione a LNG o gas naturale liquido), il secondo, la collaborazione con un cliente importante come San Pellegrino che ha supportato Maganetti nella fase di sviluppo del progetto. Oggi, Maganetti dispone di dodici veicoli alimentati a gas metano e ha contribuito direttamente alla realizzazione di un distributore di metano per veicoli pesanti, aperto a Gera Lario, sulle rive del lago di Como, per supportare le tratte tipicamente coperte dall’azienda che risultano decentrate rispetto alla rete dei distributori in Italia. «Per ciò che riguarda la nostra flotta, ormai il 30% sono veicoli alimentati a LNG dove un veicolo di 400 cavalli permette di risparmiare il 99% delle emissioni di particolato PM10 e circa il 70% di NOx con una autonomia raggiunta, grazie a due serbatoi criogenici, di 1.500 km» spiega Matteo Lorenzo De Campo, Amministratore delegato del Gruppo Maganetti. Nel contempo, il dialogo con Sos Log e con Lloyd’s Register ha consolidato ulteriormente questo approccio, chiarendo all’azienda il suo stesso orientamento verso la sostenibilità intesa in chiave ambientale, sociale ed economica e il confronto con iniziative di più ampia portata come l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. «Grazie alla collaborazione con SOS logistica e Lloyds siamo riusciti a formulare bene la domanda, oltre che la risposta: che cosa è la sostenibilità?» prosegue Matteo Lorenzo De Campo. «Oggi, la nostra mission è portare la nostra azienda ad una condizione sostenibile da un punto di vista sociale, economico e ambientale. Sostenibilità è sinonimo di strategia di lungo periodo, vuol dire interpretare i futuri possibili della propria azienda ed è una necessità fondamentale di ogni realtà economica e sociale».
Secondo progetto in corso è quello del Gruppo Bomi, operatore logistico dedicato al settore healthcare e attivo su tutte le tipologie di prodotto, dai farmaci ai dispositivi biomedicali. Nata in Italia nel 1985, Bomi è oggi attiva in venti Paesi. Negli anni la strategia aziendale verso la sostenibilità si è via via definita su un modello a tre dimensioni: economica, sociale e ambientale, comportando per l’azienda uno studio approfondito su tutti questi elementi, per capire quali fra questi fossero più determinanti come leve per intraprendere tale percorso. Primo di questi elementi è risultato essere quello sociale, insito nel settore della salute, nel quale Bomi opera come anello fondamentale di una catena molto complessa: «Il nostro consumatore è il paziente» afferma Serena Sessa, responsabile qualità del gruppo Bomi «dunque l’elemento sociale è intrinseco nel nostro business». Il secondo elemento prioritario è risultato essere quello economico. «Negli anni il settore farmaceutico e medicale ha visto un costanteaumento delle regolamentazioni e dei vincoli applicativi, non corrispondente però ad un aumento di capacità di spesa da parte dei committenti» prosegue Serena Sessa. «Per questo, per noi è necessario cercare soluzioni che ci permettano di essere compliant con le normative ma senza impattare sulle tariffe che esponiamo ai nostri clienti. Ecco perché per noi la sostenibilità deve essere economica in modo sostanziale. Vogliamo che la sostenibilità sia lo strumento che aiuta noi e i nostri clienti ad avere migliori performance sul mercato rispetto ai concorrenti». Dal tema economico si è dunque passati a quello ambientale nel momento in cui Bomi ha deciso, proprio per ridurre il rischio e migliorare le sue prestazioni sul campo, di dotarsi di una propria flotta di veicoli per il trasporto dei medicinali. «Il trasporto coincide con una parte consistente della nostra attività e dunque incide pesantemente sull’indice di sostenibilità ambientale» prosegue Simona Sessa. «A partire dal 2014, abbiamo deciso di acquistare un’azienda di trasporto, dotandoci di una prima flotta di proprietà. Oggi le aziende acquisite sono cinque, per circa settanta mezzi di proprietà, un numero in continua crescita. In questo modo evitiamo il ricorso costante al subappalto, accorciamo la catena logistica e ne riduciamo la complessità, dando ai nostri clienti un controllo molto più trasparente e diretto sui loro flussi logistici». Il percorso di validazione con Sos Log ha preso il via a gennaio del 2018 e dovrebbe concludersi a ottobre con l’ottenimento del marchio. Come sviluppi futuri l’azienda intende allargare la strategia di sostenibilità su scala internazionale, condividendo tale approccio anche con le altre country del gruppo, con l’idea, dal 2019 e oltre, di rivedere annualmente gli obiettivi in base alla strategia aziendale e nell’ottica di coinvolgere tutti i portatori di interesse. Terzo caso è quello di Four Logistics, la realtà che nasce dall’alleanza strategica fra FC Consulting, Lacchi Spa, Niinivirta Transport Spa e Autotrasporti Rutilli Adolfo Srl, diversi imprenditori della logistica con una comune idea di valore, da declinare sia nell’efficienza del processo – ad esempio con la condivisione dei benitangibili e intangibili, dal know how ai magazzini – sia appunto nel suo forte orientamento all’innovazione e alla sostenibilità. Che per queste aziende, in pieno spirito Sos Log, è ambientale, sociale ed economica. Nel parco di automezzi del gruppo sono presenti solo veicoli ad elevata sostenibilità: oltre a quelli alimentati a LNG, vi sono mezzi elettrici con portata dalle 5 alle 18 tonnellate. Sono suoi i due camion 100% elettrici che hanno raggiunto Padova da Roma in occasione del Green Logistics Expo, due motrici da 18 tonnellate caratterizzate da 250 km di autonomia. Oggi i veicoli elettrici nella flotta Four sono sei in Italia, in funzione nelle aree di Torino, Milano, Roma e Firenze (più due attivi in Europa), ma entro la fine dell’anno se ne aggiungeranno altri quattro che circoleranno a Napoli, Verona e Bologna. Spiega Francesco Carrozzino, co-founder di Four Logistics: «Come caso concreto possiamo portare l’accordo stretto con la multinazionale francese Lyreco, leader nella fornitura di prodotti per l’ambiente di lavoro, mediante il quale intendiamo condividere fornitori e strutture in un unico network distributivo che sarà sottoposto a validazione del marchio di logistica sostenibile».
Principale collaboratore del lavoro di Sos Log e pronto al ricevimento del marchio di Logistica Sostenibile previsto per luglio 2018, il Gruppo Maganetti è un’azienda di trasporto con sede in Valtellina (Tirano e Chiuro fra i depositi principali), con 180 veicoli di cui il 15% di proprietà, attiva in tutti i settori del trasporto industriale. L’approccio “future-oriented” è nato intorno al momentodel cambio generazionale nell’azienda: la giovane età del nuovo management è stata il terreno fertile su cui far crescere progetti di innovazione, di sostenibilità e di attenzione al territorio. Il discorso concreto sulla sostenibilità ambientale ha preso il via nel 2012- 13, nel momento in cui sono entrati in questione due elementi che sono risultati discriminanti: il primo, la disponibilità di una tecnologia che potesse essere green ma senza comportare per l’azienda un investimento non raggiungibile (parliamo infatti dei veicoli con alimentazione a LNG o gas naturale liquido), il secondo, la collaborazione con un cliente importante come San Pellegrino che ha supportato Maganetti nella fase di sviluppo del progetto. Oggi, Maganetti dispone di dodici veicoli alimentati a gas metano e ha contribuito direttamente alla realizzazione di un distributore di metano per veicoli pesanti, aperto a Gera Lario, sulle rive del lago di Como, per supportare le tratte tipicamente coperte dall’azienda che risultano decentrate rispetto alla rete dei distributori in Italia. «Per ciò che riguarda la nostra flotta, ormai il 30% sono veicoli alimentati a LNG dove un veicolo di 400 cavalli permette di risparmiare il 99% delle emissioni di particolato PM10 e circa il 70% di NOx con una autonomia raggiunta, grazie a due serbatoi criogenici, di 1.500 km» spiega Matteo Lorenzo De Campo, Amministratore delegato del Gruppo Maganetti. Nel contempo, il dialogo con Sos Log e con Lloyd’s Register ha consolidato ulteriormente questo approccio, chiarendo all’azienda il suo stesso orientamento verso la sostenibilità intesa in chiave ambientale, sociale ed economica e il confronto con iniziative di più ampia portata come l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. «Grazie alla collaborazione con SOS logistica e Lloyds siamo riusciti a formulare bene la domanda, oltre che la risposta: che cosa è la sostenibilità?» prosegue Matteo Lorenzo De Campo. «Oggi, la nostra mission è portare la nostra azienda ad una condizione sostenibile da un punto di vista sociale, economico e ambientale. Sostenibilità è sinonimo di strategia di lungo periodo, vuol dire interpretare i futuri possibili della propria azienda ed è una necessità fondamentale di ogni realtà economica e sociale».
Secondo progetto in corso è quello del Gruppo Bomi, operatore logistico dedicato al settore healthcare e attivo su tutte le tipologie di prodotto, dai farmaci ai dispositivi biomedicali. Nata in Italia nel 1985, Bomi è oggi attiva in venti Paesi. Negli anni la strategia aziendale verso la sostenibilità si è via via definita su un modello a tre dimensioni: economica, sociale e ambientale, comportando per l’azienda uno studio approfondito su tutti questi elementi, per capire quali fra questi fossero più determinanti come leve per intraprendere tale percorso. Primo di questi elementi è risultato essere quello sociale, insito nel settore della salute, nel quale Bomi opera come anello fondamentale di una catena molto complessa: «Il nostro consumatore è il paziente» afferma Serena Sessa, responsabile qualità del gruppo Bomi «dunque l’elemento sociale è intrinseco nel nostro business». Il secondo elemento prioritario è risultato essere quello economico. «Negli anni il settore farmaceutico e medicale ha visto un costanteaumento delle regolamentazioni e dei vincoli applicativi, non corrispondente però ad un aumento di capacità di spesa da parte dei committenti» prosegue Serena Sessa. «Per questo, per noi è necessario cercare soluzioni che ci permettano di essere compliant con le normative ma senza impattare sulle tariffe che esponiamo ai nostri clienti. Ecco perché per noi la sostenibilità deve essere economica in modo sostanziale. Vogliamo che la sostenibilità sia lo strumento che aiuta noi e i nostri clienti ad avere migliori performance sul mercato rispetto ai concorrenti». Dal tema economico si è dunque passati a quello ambientale nel momento in cui Bomi ha deciso, proprio per ridurre il rischio e migliorare le sue prestazioni sul campo, di dotarsi di una propria flotta di veicoli per il trasporto dei medicinali. «Il trasporto coincide con una parte consistente della nostra attività e dunque incide pesantemente sull’indice di sostenibilità ambientale» prosegue Simona Sessa. «A partire dal 2014, abbiamo deciso di acquistare un’azienda di trasporto, dotandoci di una prima flotta di proprietà. Oggi le aziende acquisite sono cinque, per circa settanta mezzi di proprietà, un numero in continua crescita. In questo modo evitiamo il ricorso costante al subappalto, accorciamo la catena logistica e ne riduciamo la complessità, dando ai nostri clienti un controllo molto più trasparente e diretto sui loro flussi logistici». Il percorso di validazione con Sos Log ha preso il via a gennaio del 2018 e dovrebbe concludersi a ottobre con l’ottenimento del marchio. Come sviluppi futuri l’azienda intende allargare la strategia di sostenibilità su scala internazionale, condividendo tale approccio anche con le altre country del gruppo, con l’idea, dal 2019 e oltre, di rivedere annualmente gli obiettivi in base alla strategia aziendale e nell’ottica di coinvolgere tutti i portatori di interesse. Terzo caso è quello di Four Logistics, la realtà che nasce dall’alleanza strategica fra FC Consulting, Lacchi Spa, Niinivirta Transport Spa e Autotrasporti Rutilli Adolfo Srl, diversi imprenditori della logistica con una comune idea di valore, da declinare sia nell’efficienza del processo – ad esempio con la condivisione dei benitangibili e intangibili, dal know how ai magazzini – sia appunto nel suo forte orientamento all’innovazione e alla sostenibilità. Che per queste aziende, in pieno spirito Sos Log, è ambientale, sociale ed economica. Nel parco di automezzi del gruppo sono presenti solo veicoli ad elevata sostenibilità: oltre a quelli alimentati a LNG, vi sono mezzi elettrici con portata dalle 5 alle 18 tonnellate. Sono suoi i due camion 100% elettrici che hanno raggiunto Padova da Roma in occasione del Green Logistics Expo, due motrici da 18 tonnellate caratterizzate da 250 km di autonomia. Oggi i veicoli elettrici nella flotta Four sono sei in Italia, in funzione nelle aree di Torino, Milano, Roma e Firenze (più due attivi in Europa), ma entro la fine dell’anno se ne aggiungeranno altri quattro che circoleranno a Napoli, Verona e Bologna. Spiega Francesco Carrozzino, co-founder di Four Logistics: «Come caso concreto possiamo portare l’accordo stretto con la multinazionale francese Lyreco, leader nella fornitura di prodotti per l’ambiente di lavoro, mediante il quale intendiamo condividere fornitori e strutture in un unico network distributivo che sarà sottoposto a validazione del marchio di logistica sostenibile».