28-09-2020
“Gestione green della supply chain. Come misurare e comunicare l’impronta climatica” è il webinar che GS1 Italy ha organizzato nei giorni scorsi per far scoprire alle aziende i vantaggi del tool Ecologistico2, il cui obiettivo è calcolare e ridurre le emissioni e contemporaneamente ottimizzare i processi logistici.
Già da alcuni anni, ECR Italia ha avviato una specifica iniziativa in ambito green logistics che ha portato allo sviluppo del progetto Ecologistico2 per rispondere alle esigenze formative che le aziende associate, e non solo, manifestano in merito agli aspetti operativi della green logistics, nell’ottica di creare i presupposti per una gestione proattiva delle emissioni climalteranti di trasporti ed edifici logistici. Basato sui modelli di calcolo certificati del tool GreenRouter, il progetto mira infatti a rendere familiari ai manager e alle risorse attive in ambito logistico-supply chain, i componenti, le variabili, i valori e le opportunità legate alla riduzione della CO2e emessa nella logistica.
Con Valeria Franchella - ECR project manager, GS1 Italy, Andrea Fossa - fondatore, GreenRouter, e Fabio Bruschi - consulente, GreenRouter, oltre alle funzionalità del tool si è parlato anche dell’impatto climatico delle attività logistiche e delle azioni che si possono mettere in atto per migliorare già da ora le proprie emissioni di CO2, ricordando gli obiettivi europei sul clima e le norme da tenere come riferimento. Particolarmente interessanti, infine, le due testimonianze aziendali di Mondelez e Barilla che, nell’ottica di una politica sempre più green, hanno intrapreso una rivisitazione dei loro processi logistici con importanti riduzione di sprechi, emissioni e costi. Vediamole insieme.
Mondelez: collaborazione di filiera
Valentina Cenni - customer collaboration specialist snack, Mondelez Italia, ha presentato il progetto di collaborazione di filiera come leva per la sostenibilità. «La divisione Snack di Mondelez, - spiega Cenni - che comprende le categorie Biscotti, Cioccolato e Caramelle, ha consolidato i flussi distributivi delle stesse unificando sia gli ordini cliente sia il sito logistico da cui partono le consegne per tutte le regioni d’Italia. La situazione di partenza vedeva due distinti magazzini operativi (uno dedicato a Caramelle e Cioccolato, l’altro ai Biscotti), gestiti da due partner logistici diversi che consegnavano ai clienti Italia tramite i rispettivi network logistici». Il processo di unificazione è stato progettato e implementato innanzitutto grazie ad una intensa collaborazione con i clienti: partendo dall’allineamento anagrafiche e dal dimensionamento degli ordini (favorendo gli strati completi) sino ad arrivare all’accorpamento di fatture, ordini e documenti di trasporto. Per quei clienti dove l’accorpamento ordini non risultava praticabile, si è in ogni caso condivisa l’unificazione della data richiesta di consegna. Un processo a tratti lungo ed oneroso ma rivelatosi cruciale per il buon esito del progetto: in assenza di collaborazione effettiva si sono registrati ritardi e difficoltà in generale.
Il parallelo ridisegno dei flussi permesso dall’unificazione degli stock centrali in un unico magazzino ha portato benefici “a monte” (sui flussi dagli stabilimenti produttivi europei al magazzino centrale Italia – a sua volta collocato in prossimità del plant produttivo italiano) e soprattutto “a valle” (nelle spedizioni dirette ai punti di consegna), migliorando in particolare la saturazione degli automezzi. «L’effetto annuale, in termini climatici, è una riduzione delle emissioni di trasporto pari a 810,84 ton di CO2e, di cui oltre il 90% relativo ai flussi outbound: si stima che il consolidamento delle consegne abbia portato ad un aumento della saturazione dei mezzi intorno al 12,5%. A questo si aggiunge un abbattimento complessivo di circa 4,58 kg di PMx/anno: il miglioramento della saturazione dei mezzi implica infatti, a parità di merce trasportata, un minor numero di viaggi e quindi di consumi ed emissioni» conclude Cenni.
Barilla: revisione dei flussi di distribuzione
Nicola Solfrizzi - central distribution planning director, Barilla ha invece presentato la profonda revisione della gestione degli hub e dei processi di distribuzione che ha coinvolto la sua azienda. Fra il 2013 e il 2017 i volumi di Barilla hanno registrato un incremento del 12%, con quasi il 50% delle spedizioni caratterizzate da multipick/multidrop. Il network distributivo ha supportato questo trend di crescita dei volumi ricorrendo a spazi esterni e incrementando i flussi di trasferimento e spedizione del 30%. «Questo trend – afferma Solfrizzi - ha portato ad una saturazione della capacità in entrata e in uscita dei magazzini di stabilimento i quali risentivano di un mix prodotto, un numero di spedizioni e un totale di volumi per i quali non erano stati concepiti: con conseguente sovraccarico di strutture e personale e impatti sul livello di servizio al cliente».
Nel 2018 Barilla ha avviato il ridisegno del proprio network di distribuzione tramite l’implementazione del progetto DNA (Distribution Network Assessment), improntato ai principi dell’agile thinking. Il progetto si è concentrato sui magazzini di stabilimento: i flussi dagli stabilimenti ai cosidetti mix warehouses di stabilimento sono stati progressivamente eliminati e concentrati negli “hub”, più idonei ed efficienti. Il risultato è stata un’ottimizzazione dei flussi e delle saturazioni. Su base annua, Barilla ha ottenuto una riduzione del 7% dei chilometri totali percorsi, a fronte di un incremento del 10% del numero di viaggi. «La percorrenza media per viaggio si è infatti ridotta del 15%, risultato della maggiore efficienza del nuovo sistema distributivo che ha inoltre portato una riduzione del 16% su base annua di emissioni di CO2 per tonnellata di merce spedita, una diminuzione di emissioni totali di gas serra di circa 530 tonnellate di CO2e, passando da 7.422 a 6.892 tonnellate/anno e un calo su base annua del 7% per quanto riguarda le emissioni di polveri sottili (Pmx)» conclude infine Solfrizzi.
I materiali del webinar, sono disponibili qui.
Già da alcuni anni, ECR Italia ha avviato una specifica iniziativa in ambito green logistics che ha portato allo sviluppo del progetto Ecologistico2 per rispondere alle esigenze formative che le aziende associate, e non solo, manifestano in merito agli aspetti operativi della green logistics, nell’ottica di creare i presupposti per una gestione proattiva delle emissioni climalteranti di trasporti ed edifici logistici. Basato sui modelli di calcolo certificati del tool GreenRouter, il progetto mira infatti a rendere familiari ai manager e alle risorse attive in ambito logistico-supply chain, i componenti, le variabili, i valori e le opportunità legate alla riduzione della CO2e emessa nella logistica.
Con Valeria Franchella - ECR project manager, GS1 Italy, Andrea Fossa - fondatore, GreenRouter, e Fabio Bruschi - consulente, GreenRouter, oltre alle funzionalità del tool si è parlato anche dell’impatto climatico delle attività logistiche e delle azioni che si possono mettere in atto per migliorare già da ora le proprie emissioni di CO2, ricordando gli obiettivi europei sul clima e le norme da tenere come riferimento. Particolarmente interessanti, infine, le due testimonianze aziendali di Mondelez e Barilla che, nell’ottica di una politica sempre più green, hanno intrapreso una rivisitazione dei loro processi logistici con importanti riduzione di sprechi, emissioni e costi. Vediamole insieme.
Mondelez: collaborazione di filiera
Valentina Cenni - customer collaboration specialist snack, Mondelez Italia, ha presentato il progetto di collaborazione di filiera come leva per la sostenibilità. «La divisione Snack di Mondelez, - spiega Cenni - che comprende le categorie Biscotti, Cioccolato e Caramelle, ha consolidato i flussi distributivi delle stesse unificando sia gli ordini cliente sia il sito logistico da cui partono le consegne per tutte le regioni d’Italia. La situazione di partenza vedeva due distinti magazzini operativi (uno dedicato a Caramelle e Cioccolato, l’altro ai Biscotti), gestiti da due partner logistici diversi che consegnavano ai clienti Italia tramite i rispettivi network logistici». Il processo di unificazione è stato progettato e implementato innanzitutto grazie ad una intensa collaborazione con i clienti: partendo dall’allineamento anagrafiche e dal dimensionamento degli ordini (favorendo gli strati completi) sino ad arrivare all’accorpamento di fatture, ordini e documenti di trasporto. Per quei clienti dove l’accorpamento ordini non risultava praticabile, si è in ogni caso condivisa l’unificazione della data richiesta di consegna. Un processo a tratti lungo ed oneroso ma rivelatosi cruciale per il buon esito del progetto: in assenza di collaborazione effettiva si sono registrati ritardi e difficoltà in generale.
Il parallelo ridisegno dei flussi permesso dall’unificazione degli stock centrali in un unico magazzino ha portato benefici “a monte” (sui flussi dagli stabilimenti produttivi europei al magazzino centrale Italia – a sua volta collocato in prossimità del plant produttivo italiano) e soprattutto “a valle” (nelle spedizioni dirette ai punti di consegna), migliorando in particolare la saturazione degli automezzi. «L’effetto annuale, in termini climatici, è una riduzione delle emissioni di trasporto pari a 810,84 ton di CO2e, di cui oltre il 90% relativo ai flussi outbound: si stima che il consolidamento delle consegne abbia portato ad un aumento della saturazione dei mezzi intorno al 12,5%. A questo si aggiunge un abbattimento complessivo di circa 4,58 kg di PMx/anno: il miglioramento della saturazione dei mezzi implica infatti, a parità di merce trasportata, un minor numero di viaggi e quindi di consumi ed emissioni» conclude Cenni.
Barilla: revisione dei flussi di distribuzione
Nicola Solfrizzi - central distribution planning director, Barilla ha invece presentato la profonda revisione della gestione degli hub e dei processi di distribuzione che ha coinvolto la sua azienda. Fra il 2013 e il 2017 i volumi di Barilla hanno registrato un incremento del 12%, con quasi il 50% delle spedizioni caratterizzate da multipick/multidrop. Il network distributivo ha supportato questo trend di crescita dei volumi ricorrendo a spazi esterni e incrementando i flussi di trasferimento e spedizione del 30%. «Questo trend – afferma Solfrizzi - ha portato ad una saturazione della capacità in entrata e in uscita dei magazzini di stabilimento i quali risentivano di un mix prodotto, un numero di spedizioni e un totale di volumi per i quali non erano stati concepiti: con conseguente sovraccarico di strutture e personale e impatti sul livello di servizio al cliente».
Nel 2018 Barilla ha avviato il ridisegno del proprio network di distribuzione tramite l’implementazione del progetto DNA (Distribution Network Assessment), improntato ai principi dell’agile thinking. Il progetto si è concentrato sui magazzini di stabilimento: i flussi dagli stabilimenti ai cosidetti mix warehouses di stabilimento sono stati progressivamente eliminati e concentrati negli “hub”, più idonei ed efficienti. Il risultato è stata un’ottimizzazione dei flussi e delle saturazioni. Su base annua, Barilla ha ottenuto una riduzione del 7% dei chilometri totali percorsi, a fronte di un incremento del 10% del numero di viaggi. «La percorrenza media per viaggio si è infatti ridotta del 15%, risultato della maggiore efficienza del nuovo sistema distributivo che ha inoltre portato una riduzione del 16% su base annua di emissioni di CO2 per tonnellata di merce spedita, una diminuzione di emissioni totali di gas serra di circa 530 tonnellate di CO2e, passando da 7.422 a 6.892 tonnellate/anno e un calo su base annua del 7% per quanto riguarda le emissioni di polveri sottili (Pmx)» conclude infine Solfrizzi.
I materiali del webinar, sono disponibili qui.
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17/11/2015