29-10-2018
di Michela Del Pizzo
di Michela Del Pizzo
Presso l’auditorium Giò Ponti di Assolombarda a Milano, Assologistica e il suo ramo formativo Assologistica Cultura e Formazione, assieme al magazine Euromerci, hanno organizzato l’edizione numero quattordici dell’evento che premia manager e aziende che hanno innovato nel settore della logistica e dei trasporti, attraverso dei progetti all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, ambientale e dei servizi.
Vi è sempre un tema che caratterizza ciascuna edizione e quest’anno è stato quello tanto attuale dell’intermodalità, non solo per i più recenti fatti di cronaca come il crollo del Ponte Morandi a Genova avvenuto poco più di un mese fa e il disastro di Rastatt dell’agosto 2017, ma anche per l’urgenza di trovare una strada comune allo sviluppo della multimodalità a livello europeo, adottando gli stessi valori, standard di servizio e soprattutto mettendo nero su bianco le priorità da raggiungere. Forse è proprio questo il punto di stallo: i diversi stakeholder coinvolti al tavolo (rappresentanti di associazioni, infrastrutture, operatori logistici e del trasporto), ciascuno col proprio punto di vista, faticano ad individuare le misure a cui dare maggiore priorità – ad esempio: adeguamento dei mezzi agli standard europei, sburocratizzazione, incentivi… - e pertanto il dibattito incalza, prosegue a suon di iniziative a cura di privati, ma in mancanza di chiare linee guida – che auspicabilmente dovrebbero essere prerogativa del Governo – sarà sempre più faticoso conferire legittima dignità al trasporto combinato, nonostante sia evidente la sua corrispondenza diretta col futuro della logistica.
È questa la sensazione emersa dalla tradizionale tavola rotonda che ha preceduto l’assegnazione dei premi, quest’anno intitolata “Trasporto intermodale: quali idee, progetti e soluzioni per una logistica moderna ed efficiente?” e moderata dal giornalista Massimo De Donato. Una folta schiera di partecipanti - Thomas Baumgartner (Fercam), Francesco Benevolo (RAM Logistica, Infrastrutture e Trasporti), Umberto Benezzoli (FNM), Guido Pietro Bertolone (Arcese), Francesco Cacciapuoti (Mercitalia Logistics), Matteo Gasparato (UIR), Oliviero Giannotti (Assoporti), Sebastiano Grasso (Contship Italia Group), Giancarlo Laguzzi (Fercargo), Marco Lopez De Gonzalo (Studio legale Mordiglia), Eugenizo Muzio (Assologistica), Guido Ottolenghi (Confindustria), Ralf Charley Schultze (UIRR), Alessandro Valenti (Hupac International), Pieralberto Vecchi, DB Cargo Italia Services - ha sottolineato quello che di buono è stato fatto in questi ultimi anni grazie alla cura del ferro dell’ex ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio, un primo passo certo ma importante verso la sostenibilità dei trasporti, ed ha espresso perplessità sul cambio di rotta che si appresta all’orizzonte con l’avvento del nuovo Governo, che anche all’ultima assemblea di Confetra, nelle parole dei ministro Toninelli, non ha saputo dare risposte convincenti sulle strategie che verranno attuate d’ora in avanti.
Vi è sempre un tema che caratterizza ciascuna edizione e quest’anno è stato quello tanto attuale dell’intermodalità, non solo per i più recenti fatti di cronaca come il crollo del Ponte Morandi a Genova avvenuto poco più di un mese fa e il disastro di Rastatt dell’agosto 2017, ma anche per l’urgenza di trovare una strada comune allo sviluppo della multimodalità a livello europeo, adottando gli stessi valori, standard di servizio e soprattutto mettendo nero su bianco le priorità da raggiungere. Forse è proprio questo il punto di stallo: i diversi stakeholder coinvolti al tavolo (rappresentanti di associazioni, infrastrutture, operatori logistici e del trasporto), ciascuno col proprio punto di vista, faticano ad individuare le misure a cui dare maggiore priorità – ad esempio: adeguamento dei mezzi agli standard europei, sburocratizzazione, incentivi… - e pertanto il dibattito incalza, prosegue a suon di iniziative a cura di privati, ma in mancanza di chiare linee guida – che auspicabilmente dovrebbero essere prerogativa del Governo – sarà sempre più faticoso conferire legittima dignità al trasporto combinato, nonostante sia evidente la sua corrispondenza diretta col futuro della logistica.
È questa la sensazione emersa dalla tradizionale tavola rotonda che ha preceduto l’assegnazione dei premi, quest’anno intitolata “Trasporto intermodale: quali idee, progetti e soluzioni per una logistica moderna ed efficiente?” e moderata dal giornalista Massimo De Donato. Una folta schiera di partecipanti - Thomas Baumgartner (Fercam), Francesco Benevolo (RAM Logistica, Infrastrutture e Trasporti), Umberto Benezzoli (FNM), Guido Pietro Bertolone (Arcese), Francesco Cacciapuoti (Mercitalia Logistics), Matteo Gasparato (UIR), Oliviero Giannotti (Assoporti), Sebastiano Grasso (Contship Italia Group), Giancarlo Laguzzi (Fercargo), Marco Lopez De Gonzalo (Studio legale Mordiglia), Eugenizo Muzio (Assologistica), Guido Ottolenghi (Confindustria), Ralf Charley Schultze (UIRR), Alessandro Valenti (Hupac International), Pieralberto Vecchi, DB Cargo Italia Services - ha sottolineato quello che di buono è stato fatto in questi ultimi anni grazie alla cura del ferro dell’ex ministro delle infrastrutture e dei trasporti Delrio, un primo passo certo ma importante verso la sostenibilità dei trasporti, ed ha espresso perplessità sul cambio di rotta che si appresta all’orizzonte con l’avvento del nuovo Governo, che anche all’ultima assemblea di Confetra, nelle parole dei ministro Toninelli, non ha saputo dare risposte convincenti sulle strategie che verranno attuate d’ora in avanti.
2018: l’anno della multimodalità
Come ricordato in apertura da Andrea Gentile, presidente Assologistica, il 2018 è stato proclamato dalla UE anno della multimodalità, in sintonia con la politica dei trasporti dell’Unione, in base alla quale entro il 2030 un terzo del traffico merci oltre i 350 chilometri dovrà spostarsi su ferro. Del resto gli esperti confermano che l’intermodalità risulta essere strategica per un utilizzo ottimale delle differenti modalità trasportistiche, specie sulle medie e lunghe distanze, con anche un impatto ambientale più contenuto rispetto all’unica modalità rappresentata dal trasporto su gomma: si calcola che mediamente il trasporto intermodale riduca le emissioni di CO2 del 55% rispetto al solo tutto-strada. Ma per essere una vera alternativa l’intermodalità richiede impegno e sviluppo di idee e progetti che ne favoriscano la diffusione, portando il nostro settore verso soluzioni sempre più green nelle quali convenga investire da parte di tutti i suoi stakeholder. Senza trascurare il ruolo delle infrastrutture e delle istituzioni, che dovranno supportare con decisione un processo che ha ancora lentezze e criticità. Certo tutto questo può comportare un cambio di passo e paradigma non sempre facile da compiere, ma che purtuttavia occorre avere il coraggio di effettuare, dal momento che – stante l’attuale situazione - tra il 2020 e il 2030 i trasporti su strada saranno responsabili del 50% della produzione mondiale di CO2, di cui il 40% ascrivibile al trasporto su gomma delle merci.
Su questi temi, i partecipanti alla tavola rotonda hanno espresso i loro poliedrici pareri, ribadendo a gran voce la maggiore competitività che il trasporto combinato offrirebbe rispetto al tutto strada. L’inadeguatezza della rete ferroviaria, nonostante la divisione Cargo del Gruppo FS abbia investito molto su quest’aspetto (cfr servizio Mercitalia Fast, trasporto merci sulle linee dell’alta velocità), la mancanza di un modello intermodale a cui fare riferimento, la necessità di adeguare i mezzi agli standard europei (750 metri di lunghezza treno, 4 metri per la sagoma della linea, 2.000 tonnellate di peso trainabile con un solo locomotore), sono solo alcuni degli ostacoli al rafforzamento del trasporto ferroviario in Italia e, di riflesso, al trovare una soluzione condivisa, in altre parole "europea", al combinato. E questo nonostante non manchino progetti infrastrutturali per migliorare l’economia di interscambio con l’Europa, che riguardano certamente i valichi alpini (nuovo tunnel di base del Frejus, realizzazione del Terzo Valico, apertura del Brennero), in particolare verso Francia e Germania, che eviterebbero una non tanto avveneristica saturazione delle arterie stradali.
Vi è poi tutta la questione dell’intermodale terrestre al servizio dei grandi traffici container marittimi. Anche qui servono adeguamenti alle infrastrutture portuali, ma anche i già citati adeguamenti ferroviari – ai mezzi e alla rete – andrebbero portati avanti di pari passo per valorizzare i maggiori porti in nostro possesso, come Genova, Trieste, La Spezia.
Le iniziative a favore di una maggiore efficienza del trasporto ferroviario abbondano dunque, e l’esigenza di fare sistema da parte degli operatori è viva; l’ingrediente mancante sembrerebbe essere un più marcato interesse della politica sia nazionale che europea a queste tematiche, necessario per mettere in moto la macchina del cambiamento, che il settore auspica da tempo. Come spesso accade, siamo davanti ad un’Italia a doppia velocità: da una parte l’industria che nel suo piccolo innova e promuove lo sviluppo sostenibile del comparto logistico con una visione di lungo periodo, dall’altra schieramenti politici che non sono in grado di portare avanti un piano di sviluppo pluriennale e lungimirante, affossando di fatto le piccole ma grandi iniziative degli operatori privati. Cambierà il vento? Intraprenderemo una nuova rotta? Eppure, sembra l’unica strada possibile.
Come ricordato in apertura da Andrea Gentile, presidente Assologistica, il 2018 è stato proclamato dalla UE anno della multimodalità, in sintonia con la politica dei trasporti dell’Unione, in base alla quale entro il 2030 un terzo del traffico merci oltre i 350 chilometri dovrà spostarsi su ferro. Del resto gli esperti confermano che l’intermodalità risulta essere strategica per un utilizzo ottimale delle differenti modalità trasportistiche, specie sulle medie e lunghe distanze, con anche un impatto ambientale più contenuto rispetto all’unica modalità rappresentata dal trasporto su gomma: si calcola che mediamente il trasporto intermodale riduca le emissioni di CO2 del 55% rispetto al solo tutto-strada. Ma per essere una vera alternativa l’intermodalità richiede impegno e sviluppo di idee e progetti che ne favoriscano la diffusione, portando il nostro settore verso soluzioni sempre più green nelle quali convenga investire da parte di tutti i suoi stakeholder. Senza trascurare il ruolo delle infrastrutture e delle istituzioni, che dovranno supportare con decisione un processo che ha ancora lentezze e criticità. Certo tutto questo può comportare un cambio di passo e paradigma non sempre facile da compiere, ma che purtuttavia occorre avere il coraggio di effettuare, dal momento che – stante l’attuale situazione - tra il 2020 e il 2030 i trasporti su strada saranno responsabili del 50% della produzione mondiale di CO2, di cui il 40% ascrivibile al trasporto su gomma delle merci.
Su questi temi, i partecipanti alla tavola rotonda hanno espresso i loro poliedrici pareri, ribadendo a gran voce la maggiore competitività che il trasporto combinato offrirebbe rispetto al tutto strada. L’inadeguatezza della rete ferroviaria, nonostante la divisione Cargo del Gruppo FS abbia investito molto su quest’aspetto (cfr servizio Mercitalia Fast, trasporto merci sulle linee dell’alta velocità), la mancanza di un modello intermodale a cui fare riferimento, la necessità di adeguare i mezzi agli standard europei (750 metri di lunghezza treno, 4 metri per la sagoma della linea, 2.000 tonnellate di peso trainabile con un solo locomotore), sono solo alcuni degli ostacoli al rafforzamento del trasporto ferroviario in Italia e, di riflesso, al trovare una soluzione condivisa, in altre parole "europea", al combinato. E questo nonostante non manchino progetti infrastrutturali per migliorare l’economia di interscambio con l’Europa, che riguardano certamente i valichi alpini (nuovo tunnel di base del Frejus, realizzazione del Terzo Valico, apertura del Brennero), in particolare verso Francia e Germania, che eviterebbero una non tanto avveneristica saturazione delle arterie stradali.
Vi è poi tutta la questione dell’intermodale terrestre al servizio dei grandi traffici container marittimi. Anche qui servono adeguamenti alle infrastrutture portuali, ma anche i già citati adeguamenti ferroviari – ai mezzi e alla rete – andrebbero portati avanti di pari passo per valorizzare i maggiori porti in nostro possesso, come Genova, Trieste, La Spezia.
Le iniziative a favore di una maggiore efficienza del trasporto ferroviario abbondano dunque, e l’esigenza di fare sistema da parte degli operatori è viva; l’ingrediente mancante sembrerebbe essere un più marcato interesse della politica sia nazionale che europea a queste tematiche, necessario per mettere in moto la macchina del cambiamento, che il settore auspica da tempo. Come spesso accade, siamo davanti ad un’Italia a doppia velocità: da una parte l’industria che nel suo piccolo innova e promuove lo sviluppo sostenibile del comparto logistico con una visione di lungo periodo, dall’altra schieramenti politici che non sono in grado di portare avanti un piano di sviluppo pluriennale e lungimirante, affossando di fatto le piccole ma grandi iniziative degli operatori privati. Cambierà il vento? Intraprenderemo una nuova rotta? Eppure, sembra l’unica strada possibile.
I premiati di quest’anno
Come ogni anno numerose sono state le aziende candidatesi al premio, con progetti in alcuni casi davvero molto innovativi e interessanti, soprattutto per quel che concerne aspetti quali la Sostenibilità ambientale e l’ICT (Information and Communication Technology, anche in chiave 4.0). Nel corso dell’evento sono stati consegnati anche premi riservati a manager, imprenditori e professionisti che – nel loro specifico ambito d’azione – si sono rivelati particolarmente dediti all’evoluzione del settore logistica e trasporti. Immancabile infine l’attribuzione della Borsa di Studio Alvaro Spizzica (sponsorizzata dal CIM - Centro Intermodale di Novara) e riservata a un neo-laureato particolarmente meritevole per avere elaborato una tesi con apporto di novità o analisi significative per il mondo della logistica.
Per l’elenco completo dei vincitori, si rimanda alla pagina ufficiale.
Come ogni anno numerose sono state le aziende candidatesi al premio, con progetti in alcuni casi davvero molto innovativi e interessanti, soprattutto per quel che concerne aspetti quali la Sostenibilità ambientale e l’ICT (Information and Communication Technology, anche in chiave 4.0). Nel corso dell’evento sono stati consegnati anche premi riservati a manager, imprenditori e professionisti che – nel loro specifico ambito d’azione – si sono rivelati particolarmente dediti all’evoluzione del settore logistica e trasporti. Immancabile infine l’attribuzione della Borsa di Studio Alvaro Spizzica (sponsorizzata dal CIM - Centro Intermodale di Novara) e riservata a un neo-laureato particolarmente meritevole per avere elaborato una tesi con apporto di novità o analisi significative per il mondo della logistica.
Per l’elenco completo dei vincitori, si rimanda alla pagina ufficiale.
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