21-07-2025
I porti europei stanno fallendo nell’affrontare il tema dell’inquinamento atmosferico nelle città portuali, secondo un nuovo studio che analizza i principali scali portuali del continente. Lo studio, realizzato da DNV per conto di Transport & Environment (T&E), rivela che ad oggi solo il 20% delle infrastrutture elettriche a terra richieste dall’UE è stato installato o messo in funzione nei principali porti. Ciò significa che la maggior parte delle navi - portacontainer, crociere e traghetti - continua a bruciare combustibili fossili mentre è ferma in porto. T&E chiede misure più ambiziose da parte dei porti per ridurre drasticamente l’inquinamento atmosferico e le emissioni inutili delle navi ormeggiate.
Oltre il 6% delle emissioni dello shipping europeo è causato dalle navi che usano combustibili fossili mentre sono in porto. Oltre alla CO2, le navi emettono anche elevate quantità di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM), con gravi effetti sulla salute umana. Nell’ambito del Green Deal europeo, i porti dell’UE sono tenuti a installare - entro il 2030 - le infrastrutture per fornire elettricità da terra alle navi. Installarle già oggi, senza aspettare il 2030, migliorerebbe considerevolmente la qualità dell’aria nelle città portuali. Dei 31 porti analizzati, Algeciras e Amburgo, insieme a Genova e Livorno, sono quelli in cui si trova il maggior numero di connessioni OPS (Onshore Power Supply) installate sin Europa. I porti di Anversa, Dublino, Danzica e Lisbona, sempre stando allo studio, invece, non hanno ancora investito in infrastrutture elettriche di collegamento a terra, mentre i porti di Rotterdam, Barcellona, Valencia, Bremerhaven e Le Havre registrano risultati deludenti rispetto ai requisiti UE. Solo quattro porti, infine, hanno installato o appaltato più della metà delle connessioni richieste: si tratta dei porti di Algeciras (Spagna), Livorno, Świnoujście (Polonia) e La Valletta (Malta).
Oltre il 6% delle emissioni dello shipping europeo è causato dalle navi che usano combustibili fossili mentre sono in porto. Oltre alla CO2, le navi emettono anche elevate quantità di ossidi di zolfo (SOx), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM), con gravi effetti sulla salute umana. Nell’ambito del Green Deal europeo, i porti dell’UE sono tenuti a installare - entro il 2030 - le infrastrutture per fornire elettricità da terra alle navi. Installarle già oggi, senza aspettare il 2030, migliorerebbe considerevolmente la qualità dell’aria nelle città portuali. Dei 31 porti analizzati, Algeciras e Amburgo, insieme a Genova e Livorno, sono quelli in cui si trova il maggior numero di connessioni OPS (Onshore Power Supply) installate sin Europa. I porti di Anversa, Dublino, Danzica e Lisbona, sempre stando allo studio, invece, non hanno ancora investito in infrastrutture elettriche di collegamento a terra, mentre i porti di Rotterdam, Barcellona, Valencia, Bremerhaven e Le Havre registrano risultati deludenti rispetto ai requisiti UE. Solo quattro porti, infine, hanno installato o appaltato più della metà delle connessioni richieste: si tratta dei porti di Algeciras (Spagna), Livorno, Świnoujście (Polonia) e La Valletta (Malta).

Poiché trascorrono molto più tempo ferme in ormeggio, le navi da crociera producono oltre sei volte le emissioni portuali rispetto agli altri tipi di nave. Ad esempio, nel 2023, la nave da crociera Azura della Carnival, con 3.500 passeggeri, ha emesso ben 22.800 tonnellate di CO2 nei porti europei. Il collegamento elettrico a terra eliminerebbe quasi completamente queste emissioni e ridurrebbe del 20% le emissioni totali annue della nave.