25-09-2020
Giunta alla terza edizione, la prima in versione digital, Confetra Agorà – l’assemblea pubblica annuale di Confetra, la Conferazione Generale Italiana dei Trasporti e della logistica - si conferma un appuntamento ricco di riflessioni per il mondo della logistica e dei trasporti, nonché un canale importante di dialogo con le istituzioni, sempre chiamate a prendere parte al tavolo dei lavori. Quest’anno infatti, all’assemblea hanno preso parte la ministra alle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli che è intervenuta in diretta streaming, il Premier Giuseppe Conte, che non potendo intervenire direttamente ha indirizzato una lettera ai partecipanti, il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola, oltre al vicepresidente di Confindustria Vito Grassi e al segretario generale della CGIL Maurizio Landini. A tessere le linee del dibattito, Marco Morino, vicecaporedattore del Sole24Ore.
Non c’è più tempo
Come da tradizione, Guido Nicolini, presidente Confetra, ha svolto la relazione introduttiva, in cui ha lanciato l’allarme sulla necessità di fare presto per cambiare il trend controproducente che ci distingue da diversi anni a questa parte: «Il tema di quest’anno, “Connessi o Disconnessi”, rappresenta un quesito quasi amletico nella forma ma certamente decisivo per le sorti del Paese, nella sostanza. […] Al netto di limiti ed errori che pure sono stati compiuti, penso al DL Liquidità prima della conversione parlamentare o al DL Semplificazioni a nostro avviso troppo appiattito sul tema del Codice Appalti, i 100 miliardi messi in campo dal Governo con i Decreti Legge Cura Italia, Rilancio e Agosto, hanno tamponato una situazione non semplicemente difficile, ma grave e drammatica. Con un grande limite. Enorme. I tempi di implementazione ed attuazione di tali misure che sono “atterrate” sull’economia reale in tempi troppo lunghi e con meccanismi il più delle volte burocratici e farraginosi… Non c’è più tempo. – prosegue Nicolini – Da anni parliamo di sburocratizzazione, semplificazione, accelerazione degli investimenti in infrastrutture, ma ora non c’è più tempo, o si riescono a portare a casa dei risultati oppure il Paese intraprenderà una strada di inevitabile declino. […] Da risolvere è anche il problema del gap logistico del nostro Paese, 70 miliardi di euro l’anno di minore ricchezza per l’economia del Paese, che non è immediatamente sovrapponibile al gap infrastrutturale. Gli operatori concretamente fanno ancora i conti con la produzione di una lunga serie di documenti cartacei, nonostante alcuni progressi realizzati in alcuni settori, che però non coordinati in una strategia generale di facilitazione e razionalizzazione del processo logistico».
Ma avere una politica per la logistica significa anche aiutare le nostre imprese a stare sui mercati internazionali. «Abbiamo lanciato l’idea di una Servizi 4.0, un Provvedimento gemello di Industria 4.0, che aiuti il comparto a crescere. Serve un quadro coerente e semplice di incentivi, agevolazioni, supporto agli investimenti innovativi, alla formazione permanente, ai partenariati pubblico privato, all’internazionalizzazione, all’aggregazione tra imprese, alla costituzione di Centri di Competenza per il trasferimento tecnologico. Siamo l’unico Paese Europeo a non avere “campioni nazionali” in ambito logistico […] Delle circa 90 mila imprese logistiche italiane, oltre l’85% ha meno di 5 milioni di fatturato e meno di 10 addetti di media. E meno male che molte aziende multinazionali straniere sono presenti ed operano nel nostro Paese, apportando valore e competitività al nostro sistema economico. Ma ciò ovviamente non basta a consentire all’Italia di avere un ruolo da protagonista sui mercati globali e nel commercio internazionale. Abbiamo bisogno di un robusto tessuto di PMI logistiche nazionali e di grandi imprese nazionali del settore: le nostre aziende vanno aiutate a crescere ed a consolidarsi. Qui non parliamo di “misure verticali” – ferrobonus, marebonus, incentivi all’autotrasporto, sconti sui canoni concessori ecc. – che, al massimo, aiutano il Settore a sopravvivere. Chiediamo più coraggio e più visione strategica perché gli interessi del Settore Logistico coincidono con gli interessi economici nazionali».
Nuova politica fiscale
Infine, la “quarta gamba del tavolo”, come l’ha ribattezzata Nicolini: «Urge una politica fiscale che soprattutto sul costo del lavoro aiuti ad alleggerire il conto economico delle imprese. Il nostro è un Settore labour intensive per definizione. Le nostre aziende sono fatte di corrieri, autisti, macchinisti, portuali, driver, operatori di magazzino, oltre che da quadri, data scientist, manager, addetti alle scorte, manutentori delle flotte, lavoratori delle officine. Abbiamo 800 mila addetti diretti ed 1,5 milioni se si conta il primo cerchio dell’indotto: il costo del lavoro è quasi sempre la principale voce di costo dei bilanci delle nostre aziende. Durante il lockdown siamo rimasti sempre aperti e operativi, seppur con contrazioni di traffici significativi: 20% il calo medio dei volumi trasportati. Su 450/480 milioni di Tonnellate merci che il Paese movimenta ogni anno in entrata ed in uscita, significa circa 80 milioni di tonnellate in meno. In fatturato, fa più o meno 18 miliardi di perdite rispetto agli 85 miliardi del 2019. Ma le nostre aziende sono rimaste aperte per garantire il trasporto di ogni modalità di merce consentita, e quindi abbiamo potuto fruire pochissimo degli ammortizzatori sociali. Ci si renderà conto che con 1/5 dei volumi in meno ma con quasi il 100% del costo del lavoro rimasto uguale, le aziende vivono una situazione di grande difficoltà. Ora è il momento di ridurre in maniera significativa il “cuneo fiscale lato imprese”, altrimenti non ne verremo fuori. E questa richiesta vorremmo avanzarla di intesa con le tutte le altre principali Confederazioni datoriali e di intesa anche con il Sindacato. Far guadagnare di più i lavoratori e far risparmiare un po' di soldi alle aziende, anche al fine di liberare risorse per investimenti e formazione, dovrebbe essere un sacrosanto impegno comune».
Quello che chiede Confetra all’Esecutivo è una nuova stagione di politica economica che consideri la Logistica, nella sua accezione più ampia e trasversale, come il pilastro torno cui costruire il rilancio del Paese. «Logistica competitiva per noi significa infrastrutture materiali e digitali, imprese strutturate innovative e competitive, semplificazioni procedurali su controlli di merci e vettori, politiche fiscali premianti, ed una visione ambiziosa del ruolo dell’Italia nel commercio internazionale e nella geoeconomia degli scambi. Come sempre, non faremo mancare il nostro contributo di analisi, idee e proposte» conclude Nicolini.
La sintesi completa dei contenuti di Confetra Agorà verrà pubblicata sul numero di dicembre di Logistica Management, all'interno dello speciale intermodalità. Per maggiori informazioni sull'evento e i suoi partecipanti, oltre che per le presentazioni, rimandiamo al sito ufficiale www.agora.confetra.com.
Non c’è più tempo
Come da tradizione, Guido Nicolini, presidente Confetra, ha svolto la relazione introduttiva, in cui ha lanciato l’allarme sulla necessità di fare presto per cambiare il trend controproducente che ci distingue da diversi anni a questa parte: «Il tema di quest’anno, “Connessi o Disconnessi”, rappresenta un quesito quasi amletico nella forma ma certamente decisivo per le sorti del Paese, nella sostanza. […] Al netto di limiti ed errori che pure sono stati compiuti, penso al DL Liquidità prima della conversione parlamentare o al DL Semplificazioni a nostro avviso troppo appiattito sul tema del Codice Appalti, i 100 miliardi messi in campo dal Governo con i Decreti Legge Cura Italia, Rilancio e Agosto, hanno tamponato una situazione non semplicemente difficile, ma grave e drammatica. Con un grande limite. Enorme. I tempi di implementazione ed attuazione di tali misure che sono “atterrate” sull’economia reale in tempi troppo lunghi e con meccanismi il più delle volte burocratici e farraginosi… Non c’è più tempo. – prosegue Nicolini – Da anni parliamo di sburocratizzazione, semplificazione, accelerazione degli investimenti in infrastrutture, ma ora non c’è più tempo, o si riescono a portare a casa dei risultati oppure il Paese intraprenderà una strada di inevitabile declino. […] Da risolvere è anche il problema del gap logistico del nostro Paese, 70 miliardi di euro l’anno di minore ricchezza per l’economia del Paese, che non è immediatamente sovrapponibile al gap infrastrutturale. Gli operatori concretamente fanno ancora i conti con la produzione di una lunga serie di documenti cartacei, nonostante alcuni progressi realizzati in alcuni settori, che però non coordinati in una strategia generale di facilitazione e razionalizzazione del processo logistico».
Sburocratizzazione, semplificazione, accelerazione
Oltre ad alleggerire la burocrazia, c’è un urgente bisogno di infrastrutture, sottolinea Nicolini. «Ed è già grave il fatto che dopo oltre 20 anni, in alcuni casi 30, si stia ancora parlando di Terzo Valico, Torino Lione, Napoli Bari, Asti Cuneo, Salerno Reggio Calabria, potenziamento di diversi hub portuali ed aeroportuali merci, trafori alpini ed opere per completare il Piano Ten-T Network Europe legato ai Corridoi intermodali, interventi in ambito portualità e retroportualità. Ma diamo per scontato che queste opere, tra l’altro anche grazie alla riprogrammazione voluta dalla Ministra De Micheli con Italia Veloce, debbano farsi senza più alcun indugio. Però dobbiamo parlare anche di altro, perché su un tema voglio essere chiaro: i problemi logistici dell’Italia non sono semplicemente e perfettamente sovrapponibili a quelli infrastrutturali. Il gap logistico del Paese – ricordo per inciso, 70 miliardi di euro l’anno – non dipende solo dal gap infrastrutturale. E questo “altro” per noi ha tre nomi: semplificazioni, politiche industriali per il Settore, riduzione del cuneo fiscale. Avere una politica complessiva per la logistica, significa avere un quadro normativo e regolatorio che aiuta, fluidifica e sostiene il trasporto di merci, dati, passeggeri. In Italia contiamo 133 procedimenti amministrativi in capo a 17 diverse pubbliche amministrazioni solo per i controlli merce in ambito portuale. Se estendiamo la mappatura ad autotrasporto, interporti, magazzini, cargo ferroviario e cargo aereo, arriviamo ad oltre 450 procedimenti amministrativi – che riguardano sia merci che vettori - in capo a 35 pubbliche amministrazioni diverse e non coordinate tra loro. La media europea è inferiore a 80, e quasi ovunque almeno i 2/3 dei controlli sono esclusivamente posti sotto il coordinamento dei Custom Office nazionali. Deve essere chiaro che così non saremo mai competitivi perché, per il mondo normale, il tempo di trasferimento delle merci è oggi il fattore competitivo più abilitante».Ma avere una politica per la logistica significa anche aiutare le nostre imprese a stare sui mercati internazionali. «Abbiamo lanciato l’idea di una Servizi 4.0, un Provvedimento gemello di Industria 4.0, che aiuti il comparto a crescere. Serve un quadro coerente e semplice di incentivi, agevolazioni, supporto agli investimenti innovativi, alla formazione permanente, ai partenariati pubblico privato, all’internazionalizzazione, all’aggregazione tra imprese, alla costituzione di Centri di Competenza per il trasferimento tecnologico. Siamo l’unico Paese Europeo a non avere “campioni nazionali” in ambito logistico […] Delle circa 90 mila imprese logistiche italiane, oltre l’85% ha meno di 5 milioni di fatturato e meno di 10 addetti di media. E meno male che molte aziende multinazionali straniere sono presenti ed operano nel nostro Paese, apportando valore e competitività al nostro sistema economico. Ma ciò ovviamente non basta a consentire all’Italia di avere un ruolo da protagonista sui mercati globali e nel commercio internazionale. Abbiamo bisogno di un robusto tessuto di PMI logistiche nazionali e di grandi imprese nazionali del settore: le nostre aziende vanno aiutate a crescere ed a consolidarsi. Qui non parliamo di “misure verticali” – ferrobonus, marebonus, incentivi all’autotrasporto, sconti sui canoni concessori ecc. – che, al massimo, aiutano il Settore a sopravvivere. Chiediamo più coraggio e più visione strategica perché gli interessi del Settore Logistico coincidono con gli interessi economici nazionali».
Nuova politica fiscale
Infine, la “quarta gamba del tavolo”, come l’ha ribattezzata Nicolini: «Urge una politica fiscale che soprattutto sul costo del lavoro aiuti ad alleggerire il conto economico delle imprese. Il nostro è un Settore labour intensive per definizione. Le nostre aziende sono fatte di corrieri, autisti, macchinisti, portuali, driver, operatori di magazzino, oltre che da quadri, data scientist, manager, addetti alle scorte, manutentori delle flotte, lavoratori delle officine. Abbiamo 800 mila addetti diretti ed 1,5 milioni se si conta il primo cerchio dell’indotto: il costo del lavoro è quasi sempre la principale voce di costo dei bilanci delle nostre aziende. Durante il lockdown siamo rimasti sempre aperti e operativi, seppur con contrazioni di traffici significativi: 20% il calo medio dei volumi trasportati. Su 450/480 milioni di Tonnellate merci che il Paese movimenta ogni anno in entrata ed in uscita, significa circa 80 milioni di tonnellate in meno. In fatturato, fa più o meno 18 miliardi di perdite rispetto agli 85 miliardi del 2019. Ma le nostre aziende sono rimaste aperte per garantire il trasporto di ogni modalità di merce consentita, e quindi abbiamo potuto fruire pochissimo degli ammortizzatori sociali. Ci si renderà conto che con 1/5 dei volumi in meno ma con quasi il 100% del costo del lavoro rimasto uguale, le aziende vivono una situazione di grande difficoltà. Ora è il momento di ridurre in maniera significativa il “cuneo fiscale lato imprese”, altrimenti non ne verremo fuori. E questa richiesta vorremmo avanzarla di intesa con le tutte le altre principali Confederazioni datoriali e di intesa anche con il Sindacato. Far guadagnare di più i lavoratori e far risparmiare un po' di soldi alle aziende, anche al fine di liberare risorse per investimenti e formazione, dovrebbe essere un sacrosanto impegno comune».
Quello che chiede Confetra all’Esecutivo è una nuova stagione di politica economica che consideri la Logistica, nella sua accezione più ampia e trasversale, come il pilastro torno cui costruire il rilancio del Paese. «Logistica competitiva per noi significa infrastrutture materiali e digitali, imprese strutturate innovative e competitive, semplificazioni procedurali su controlli di merci e vettori, politiche fiscali premianti, ed una visione ambiziosa del ruolo dell’Italia nel commercio internazionale e nella geoeconomia degli scambi. Come sempre, non faremo mancare il nostro contributo di analisi, idee e proposte» conclude Nicolini.
La sintesi completa dei contenuti di Confetra Agorà verrà pubblicata sul numero di dicembre di Logistica Management, all'interno dello speciale intermodalità. Per maggiori informazioni sull'evento e i suoi partecipanti, oltre che per le presentazioni, rimandiamo al sito ufficiale www.agora.confetra.com.
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