26-11-2020
Nelle scorse settimane è stato presentato il secondo "Studio Osservatorio Cargo Aereo – Il trasporto merci aereo in Italia", realizzato da TRT per conto del Cluster Cargo Aereo (ANAMA, Assaeroporti, Assohandlers e IBAR), che analizza e mette a confronto il mercato del cargo aereo in Italia e in alcuni dei principali paesi europei, individuando i fattori di criticità e di competitività del trasporto aereo nazionale rispetto ai competitor europei. Lo studio completo è disponibile sul sito di TRT; vediamo qui le principale evidenze.
Il cargo aereo rappresenta il 25% del valore dell’export italiano extra UE, confermandosi un settore fondamentale per l’economia del Paese. L’Italia, infatti, è tra i primi dieci esportatori al mondo, grazie alla vendita sui mercati internazionali di prodotti che si caratterizzano per la loro qualità e l’elevato valore aggiunto, come ad esempio quelli del settore del made in Italy, la meccanica fine e il farmaceutico. Si evidenzia, inoltre, un potenziale ancora inespresso per l’agroalimentare, un comparto di punta dell’export italiano, che sconta, però, difficoltà a viaggiare per via aerea.
Il sistema aeroportuale italiano movimenta, tuttavia, il 7% del cargo aereo europeo, contro ad esempio il 30% della Germania, seguita da Francia e Olanda. L’Italia negli ultimi anni ha comunque migliorato le proprie performance e nel 2019 ha superato il Belgio, raggiungendo il 5° posto a livello europeo. Dall’analisi qualitativa mirata su imprese manifatturiere e di spedizioni si evidenziano, inoltre, i gap da colmare per potenziare le risorse del cargo aereo italiano in termini di affidabilità del servizio e transit time, fattori di scelta rilevanti per le merci ad alto valore aggiunto o con caratteristiche di deperibilità, in particolare:
• miglioramento dei collegamenti per capillarità e frequenza da/per gli hub aeroportuali. Da questo punto di vista, Malpensa, il principale aeroporto cargo italiano, sconta, però, l’assenza di una forte compagnia di bandiera di cui sia hub di riferimento. Ne consegue un livello inferiore di connettività dell’aeroporto. La numerosità delle destinazioni degli aeroporti di Parigi e Francoforte deriva proprio dal loro ruolo di hub internazionale per le rispettive compagnie di bandiera Air France e Lufthansa;
• sviluppo di infrastrutture più adeguate alle esigenze delle aziende, quali poli logistici aeroportuali di consolidamento dei flussi e sviluppo di infrastrutture aeroportuali dedicate. Il gap infrastrutturale con i principali aeroporti europei si è però nel tempo ridotto, grazie agli ingenti investimenti per lo sviluppo di Cargo City. L’analisi sul campo e l’appendice dedicata all’impatto del Covid-19 evidenziano le peculiarità di un settore, che in un momento di gravissima crisi come quello attuale, ha dimostrato grandi capacità di resilienza. Gli spedizionieri aerei, in collaborazione con gli altri attori della filiera, rivestono, infatti, un ruolo strategico nell’internazionalizzazione della supply chain dei prodotti italiani, rispondendo in modo adeguato ai cambiamenti in atto nelle reti di distribuzione derivanti dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo dell’e-commerce.
«Logistica, commercio globale e prodotto interno lordo dovrebbero essere in un legame diretto, di correlazione positiva. - afferma Marcello Minenna, Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli - In Italia, invece, diventano un trilemma impossibile ed è su questo che stiamo lavorando, anche grazie a studi come quello presentato oggi. Del Sudoco ho parlato personalmente con il Ministro De Micheli, che mi ha garantito che dovremmo in tempi brevi portarlo in Consiglio dei Ministri. Un elemento su cui, però, tutti dobbiamo porre attenzione è il tema della catena logistica sulle esportazioni. Il 70% delle nostre esportazioni vanno su logistica non nazionale e questo vuol dire che non siamo in grado di portare la catena del valore all’interno del nostro patrimonio».
I lavori si sono conclusi con un messaggio del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli: «Quest’analisi ci porta a riconoscere che in fondo un vero e grande investimento su questa modalità di trasporto delle merci il nostro Paese non lo ha ancora compiuto. Per questo nel piano Italia Veloce, parzialmente finanziabile probabilmente con i fondi del Recovery Fund, abbiamo introdotto una serie di infrastrutture che possano rendere gli aeroporti intermodali. Dal punto di vista del sistema delle autorizzazioni, la presenza del Direttore di ADM Minenna conferma una nuova attenzione all’importanza di velocizzare e rendere più efficiente e efficace l’iter autorizzativo del cargo aereo. In un momento così difficile dal punto di vista economico e sanitario rappresenta una finestra di opportunità di sviluppo del cargo, anche grazie agli investimenti che sul trasporto merci dovrà fare la newco Alitalia».
Il cargo aereo rappresenta il 25% del valore dell’export italiano extra UE, confermandosi un settore fondamentale per l’economia del Paese. L’Italia, infatti, è tra i primi dieci esportatori al mondo, grazie alla vendita sui mercati internazionali di prodotti che si caratterizzano per la loro qualità e l’elevato valore aggiunto, come ad esempio quelli del settore del made in Italy, la meccanica fine e il farmaceutico. Si evidenzia, inoltre, un potenziale ancora inespresso per l’agroalimentare, un comparto di punta dell’export italiano, che sconta, però, difficoltà a viaggiare per via aerea.
Il sistema aeroportuale italiano movimenta, tuttavia, il 7% del cargo aereo europeo, contro ad esempio il 30% della Germania, seguita da Francia e Olanda. L’Italia negli ultimi anni ha comunque migliorato le proprie performance e nel 2019 ha superato il Belgio, raggiungendo il 5° posto a livello europeo. Dall’analisi qualitativa mirata su imprese manifatturiere e di spedizioni si evidenziano, inoltre, i gap da colmare per potenziare le risorse del cargo aereo italiano in termini di affidabilità del servizio e transit time, fattori di scelta rilevanti per le merci ad alto valore aggiunto o con caratteristiche di deperibilità, in particolare:
• miglioramento dei collegamenti per capillarità e frequenza da/per gli hub aeroportuali. Da questo punto di vista, Malpensa, il principale aeroporto cargo italiano, sconta, però, l’assenza di una forte compagnia di bandiera di cui sia hub di riferimento. Ne consegue un livello inferiore di connettività dell’aeroporto. La numerosità delle destinazioni degli aeroporti di Parigi e Francoforte deriva proprio dal loro ruolo di hub internazionale per le rispettive compagnie di bandiera Air France e Lufthansa;
• sviluppo di infrastrutture più adeguate alle esigenze delle aziende, quali poli logistici aeroportuali di consolidamento dei flussi e sviluppo di infrastrutture aeroportuali dedicate. Il gap infrastrutturale con i principali aeroporti europei si è però nel tempo ridotto, grazie agli ingenti investimenti per lo sviluppo di Cargo City. L’analisi sul campo e l’appendice dedicata all’impatto del Covid-19 evidenziano le peculiarità di un settore, che in un momento di gravissima crisi come quello attuale, ha dimostrato grandi capacità di resilienza. Gli spedizionieri aerei, in collaborazione con gli altri attori della filiera, rivestono, infatti, un ruolo strategico nell’internazionalizzazione della supply chain dei prodotti italiani, rispondendo in modo adeguato ai cambiamenti in atto nelle reti di distribuzione derivanti dall’innovazione tecnologica e dallo sviluppo dell’e-commerce.
«Logistica, commercio globale e prodotto interno lordo dovrebbero essere in un legame diretto, di correlazione positiva. - afferma Marcello Minenna, Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli - In Italia, invece, diventano un trilemma impossibile ed è su questo che stiamo lavorando, anche grazie a studi come quello presentato oggi. Del Sudoco ho parlato personalmente con il Ministro De Micheli, che mi ha garantito che dovremmo in tempi brevi portarlo in Consiglio dei Ministri. Un elemento su cui, però, tutti dobbiamo porre attenzione è il tema della catena logistica sulle esportazioni. Il 70% delle nostre esportazioni vanno su logistica non nazionale e questo vuol dire che non siamo in grado di portare la catena del valore all’interno del nostro patrimonio».
I lavori si sono conclusi con un messaggio del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli: «Quest’analisi ci porta a riconoscere che in fondo un vero e grande investimento su questa modalità di trasporto delle merci il nostro Paese non lo ha ancora compiuto. Per questo nel piano Italia Veloce, parzialmente finanziabile probabilmente con i fondi del Recovery Fund, abbiamo introdotto una serie di infrastrutture che possano rendere gli aeroporti intermodali. Dal punto di vista del sistema delle autorizzazioni, la presenza del Direttore di ADM Minenna conferma una nuova attenzione all’importanza di velocizzare e rendere più efficiente e efficace l’iter autorizzativo del cargo aereo. In un momento così difficile dal punto di vista economico e sanitario rappresenta una finestra di opportunità di sviluppo del cargo, anche grazie agli investimenti che sul trasporto merci dovrà fare la newco Alitalia».

Guerra dei dazi, spinte neo-protezionistiche e Brexit
Qualche giorno prima della presentazione dello studio sul cargo aereo, si è tenuto online il convegno annuale Fedespedi, quest’anno dal titolo “Dogana e commercio internazionale. La crisi, le sfide, le prospettive”, un momento di confronto tra esperti del settore e partner istituzionali sull’attuale scenario, quest’anno reso ancora più complesso dall’esplosione della pandemia di Covid-19, la quale si è sommata ad alcuni grandi fattori di turbolenza del commercio internazionale: guerra dei dazi, spinte neo-protezionistiche e Brexit, responsabili di una contrazione dei traffici di merce a livello globale.
La sinergia tra mondo produttivo e industria logistica e un dialogo costruttivo tra imprese di spedizioni e Dogane possono e devono giocare un ruolo cruciale a supporto degli scambi internazionali. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dalla presidente Fedespedi Silvia Moretto, che afferma: «Crediamo nel ruolo determinante dell’Agenzia delle Dogane per la semplificazione delle procedure di sdoganamento della merce con ricadute positive sulle tempistiche e, dunque, sui costi. Gli accordi firmati con le Autorità portuali per la digitalizzazione delle procedure e la partecipazione alla Cabina di Regia di Uirnet per la realizzazione della Piattaforma Logistica Nazionale sono esempi concreti del dialogo aperto e continuativo tra Dogane e industria logistica. Un lavoro coordinato tra associazioni e istituzioni è, infatti, la strada per rendere il nostro sistema logistico competitivo e recuperare la gestione di quel 70% di made in Italy che oggi raggiunge i mercati di destinazione tramite le reti distributive estere».
Tra i partecipanti all’incontro, anche Lucia Tajoli, componente scientifico dell’Osservatorio Export del Politecnico di Milano, che ha delineato un quadro economico naturalmente segnato dallo shock del Covid-19: «Il volume degli scambi nella prima metà del 2020 è sceso di oltre il 14%, e per l’intero anno la previsione di inizio ottobre del WTO è una flessione del 9% circa. Una contrazione che si inserisce nel trend negativo dei traffici globali cominciato nel 2018 e che il rimbalzo previsto per il 2021 non potrà riassorbire completamente. La pandemia, infatti, si somma agli elementi di criticità protagonisti già da alcuni anni: Brexit, guerra dei dazi e fenomeni di neo-protezionismo».
Infine, l’intervento del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna: «La sinergia tra Dogane e imprese di spedizione, emersa nei mesi di emergenza, evidenzia la necessità di rinsaldare la collaborazione sui temi più critici e urgenti, con modalità concrete e operative. Competenza e professionalità degli operatori sono la chiave per la gestione della complessità che è propria delle pratiche di commercio internazionale. L’obiettivo è recuperare la gestione del 70% dell’export italiano che oggi raggiunge i mercati di destinazione grazie alle filiere logistiche estere. Per perseguire questo, è necessario innanzitutto puntare sulla standardizzazione e chiarezza delle procedure attraverso il SuDoCo (Sportello unico doganale e dei controlli alle merci), per il quale confermo il mio personale impegno».
Qualche giorno prima della presentazione dello studio sul cargo aereo, si è tenuto online il convegno annuale Fedespedi, quest’anno dal titolo “Dogana e commercio internazionale. La crisi, le sfide, le prospettive”, un momento di confronto tra esperti del settore e partner istituzionali sull’attuale scenario, quest’anno reso ancora più complesso dall’esplosione della pandemia di Covid-19, la quale si è sommata ad alcuni grandi fattori di turbolenza del commercio internazionale: guerra dei dazi, spinte neo-protezionistiche e Brexit, responsabili di una contrazione dei traffici di merce a livello globale.
La sinergia tra mondo produttivo e industria logistica e un dialogo costruttivo tra imprese di spedizioni e Dogane possono e devono giocare un ruolo cruciale a supporto degli scambi internazionali. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dalla presidente Fedespedi Silvia Moretto, che afferma: «Crediamo nel ruolo determinante dell’Agenzia delle Dogane per la semplificazione delle procedure di sdoganamento della merce con ricadute positive sulle tempistiche e, dunque, sui costi. Gli accordi firmati con le Autorità portuali per la digitalizzazione delle procedure e la partecipazione alla Cabina di Regia di Uirnet per la realizzazione della Piattaforma Logistica Nazionale sono esempi concreti del dialogo aperto e continuativo tra Dogane e industria logistica. Un lavoro coordinato tra associazioni e istituzioni è, infatti, la strada per rendere il nostro sistema logistico competitivo e recuperare la gestione di quel 70% di made in Italy che oggi raggiunge i mercati di destinazione tramite le reti distributive estere».
Tra i partecipanti all’incontro, anche Lucia Tajoli, componente scientifico dell’Osservatorio Export del Politecnico di Milano, che ha delineato un quadro economico naturalmente segnato dallo shock del Covid-19: «Il volume degli scambi nella prima metà del 2020 è sceso di oltre il 14%, e per l’intero anno la previsione di inizio ottobre del WTO è una flessione del 9% circa. Una contrazione che si inserisce nel trend negativo dei traffici globali cominciato nel 2018 e che il rimbalzo previsto per il 2021 non potrà riassorbire completamente. La pandemia, infatti, si somma agli elementi di criticità protagonisti già da alcuni anni: Brexit, guerra dei dazi e fenomeni di neo-protezionismo».
Infine, l’intervento del Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna: «La sinergia tra Dogane e imprese di spedizione, emersa nei mesi di emergenza, evidenzia la necessità di rinsaldare la collaborazione sui temi più critici e urgenti, con modalità concrete e operative. Competenza e professionalità degli operatori sono la chiave per la gestione della complessità che è propria delle pratiche di commercio internazionale. L’obiettivo è recuperare la gestione del 70% dell’export italiano che oggi raggiunge i mercati di destinazione grazie alle filiere logistiche estere. Per perseguire questo, è necessario innanzitutto puntare sulla standardizzazione e chiarezza delle procedure attraverso il SuDoCo (Sportello unico doganale e dei controlli alle merci), per il quale confermo il mio personale impegno».